Irpef, meno tasse per le famiglie
Il ministro dell’Economia lascia più soldi nelle tasche dei contribuenti che avrebbero dovuto versare parte dell’Irpef a fine mese. Il consiglio dei ministri ha deciso di ridurre l'acconto dovuto dall'attuale 99% al 79%. Per il sottosegretario Bonaiuti si rimetteranno in moto i consumi. In realtà dunque l'esecutivo autorizza solo un differimento di pagamento. Il governo taglia a sorpresa del 20% l'acconto Irpef Quasi 4 miliardi restano in mano a chi ha la partita Iva. Le imposte dovute allo Stato saranno in ogni caso pagate con il saldo previsto a giugno e luglio del 2010. Una misura solo contabile dunque ma che ha un immediato beneficio per l'economia. I cittadini che ottengono redditi da attività autonome o da collaborazioni si ritroveranno in tasca 3,8 miliardi di euro di liquidità in più. Un buon combustibile per cercare di riaccendere la voglia di consumi nel periodo più importante dell'anno, il Natale. Il momento sui cui puntano centinaia di migliaia di commercianti per chiudere in attivo i bilanci. A beneficiarne sarà soprattutto il popolo della partite Iva. Nessun effetto concreto sarà visibile per chi invece ha redditi certificati con busta paga e dichiarati con il modello 730. Questi non sono soggetti agli acconti ma a conguagli alla fine dell'anno. Rimane invece al palo la riduzione dell'acconto per le imprese di capitale (dalle Srl alle Spa, alle società cooperative). E su questo si è aperto anche un piccolo giallo. Inizialmente, sia nel testo messo a punto prima del Cdm, sia nell'ordine del giorno della riunione, il governo aveva esplicitamente previsto un decreto legge con «Disposizioni in tema di differimento del versamento dell'acconto dell'Ires e dell'Irap», cioè di imposte relative alle imprese. Il presidente di Confindustria Marcegaglia aveva già commentato positivamente l'indiscrezione «La riduzione dell'acconto Ires-Irap in termini di liquidità può essere d'aiuto - ha detto parlando ad Assago - ma servono riforme ampie e strutturali». Sulla stessa linea anche tutte le altre associazioni con forte componente di imprese. Parole inutili. La norma è poi saltata. Prima con le indicazioni del Cdm, poi in un confronto subito dopo la riunione tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La decisione finale è stata quella di concentrare le risorse potenzialmente disponibili con lo scudo fiscale (la chiusura è prevista il 15 dicembre) sulle persone fisiche con l'obiettivo di rilanciare i consumi. I 3,8 miliardi in ballo all'ingresso in Cdm erano spalmati tra tre interventi (acconto Irpef, Ires e Irap) con 2,4 miliardi che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva destinato alla riduzione degli acconti delle imprese. Proprio per la necessità tecnica di rifare i conti la norma non è stata illustrata al termine del Consiglio dei ministri ed è stata riportata solo in modo generico nel comunicato diffuso successivamente. È stato necessario attendere il tardo pomeriggio per avere le prime conferme alle indiscrezioni che avevano iniziato a circolare. Il calo dell'acconto Irpef (ma la somma sarà poi dovuta a giugno-luglio 2010) avrà un doppio effetto: metterà più liquidità nelle tasche dei contribuenti «persone fisiche» e consentirà anche di migliorare i conti pubblici del prossimo anno quando il maggior gettito affluirà nelle casse dell'erario. In pratica, visto che il finanziamento è ottenuto con le entrate dello Scudo Fiscale la sospensione di una quota degli acconti sposterà in avanti il versamento dell'imposta. A beneficiare dell'acconto saranno soprattutto i lavoratori autonomi (ma anche le imprese di persona) che pagano l'Irpef solo con la dichiarazione dei redditi. Quindi artigiani, commercianti, professionisti. I lavoratori dipendenti, che hanno trattenute in busta paga, non pagano l'acconto e quindi non avranno benefici. Anche loro saranno toccati dalla misura solo se hanno altri redditi che dichiarano con Unico o con il 730 (collaborazioni, seconde case, affitti). Un beneficio ci sarà anche per coloro che hanno redditi assimilati a quelli di lavoratori dipendenti: è il caso dei separati e dei divorziati che ricevono l'assegno di mantenimento. Un segnale non risolutivo ma positivo da parte del governo che non ha il costo della detassazione delle tredicesime (5,7 miliardi) chiesto dalla Confcommercio ma che va nella stessa direzione.