Giovanardi: "Cucchi è morto perché era un drogato"
Stefano Cucchi è morto perché era drogato e anoressico. Le parole del sottosegretario Carlo Giovanardi riaccendono la polemica sul decesso del giovane, nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini 6 giorni dopo l'arresto, con vistosi ematomi in volto e sul corpo. Parole contro le quali si scagliano i familiari di Stefano, che dal 22 ottobre chiedono giustizia, l'opposizione e anche alcuni esponenti della maggioranza, secondo i quali quello di Giovanardi è uno «scivolone». «Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perché pesava 42 chili», dice Giovanardi di primo mattino, sottolineando che la «la droga ha devastato la sua vita, era anoressico e tossicodipendente». Certo, prosegue, «il fatto che in cinque giorni sia peggiorato» dimostra che «bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così». Parole ammorbidite nel pomeriggio, anche se la sostanza cambia poco. «Sono stato il primo ad esprimere la solidarietà alla famiglia Cucchi per quello che di certo c'è nella sua tragica fine e cioè che nei giorni della degenza ospedaliera si è permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano. Ma in tutto questo - ribadisce il sottosegretario - la droga c'entra, perché è stata la causa della fragilità di Stefano, anoressico e tossicodipendente». Immediata la reazione dei familiari. «Sono parole che si commentano da sole, Giovanardi fa dichiarazioni a titolo gratuito», dicono sia il padre Giovanni che la sorella Ilaria, sottolineando che la famiglia «è sempre in attesa di giustizia». E tra l'altro, prosegue Giovanni Cucchi, è stata proprio la famiglia ad ammettere, per prima, che Stefano aveva problemi con la droga, «Non lo abbiamo mai negato - dice - ma non per questo doveva morire così». Accanto alla famiglia si schiera tutto il Pd, l'Idv e anche parte del Pdl, con Benedetto Dalla Vedova che parla di uno «scivolone che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo». Per Livia Turco, del Pd, si tratta invece di parole «inqualificabili» e aggiunge: «È sconcertante che chi esalta il valore della vita in ogni occasione consideri la morte di uno spacciatore un fatto non importante. Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Stefano Donati, chiede le dimissioni del sottosegretario, «che si dovrebbe vergognare», mentre per il senatore Stefano Pedica, che dall'inizio della vicenda è vicino ai familiari di Cucchi, «Giovanardi ha perso una buona occasione per tacere» in quanto «non si può fare sterile propaganda politica su un ragazzo morto per circostanze ancora tutte da chiarire». Intanto arrivano le prime iscrizioni sul registro degli indagati (l'accusa è omicidio), per l'ipotesi di omicidio preterintenzionale. La conferma si è avuta in Procura, a Roma dove tuttavia non si precisa quante siano le persone colpite dal provvedimento. Comunque, considerata qual è l'ipotesi di reato, è evidente che i provvedimenti si riferiscono a chi, dopo l'arresto avvenuto il 15 ottobre scorso, è stato in contatto con Stefano Cucchi, arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti. Cioè, carabinieri, guardie carcerarie e detenuti di Regina Coeli e poi nelle celle del Palazzo di Giustizia. Inoltre è stata ipotizzata la riesumazione della salma di Stefano. I medici legali hanno dato parere favorevole e spiegato che le lesioni potrebbero essere provacate da una caduta e da percosse.