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"Accordo necessario, il Pd non si sottragga"

Cicchitto

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«Sono sicuro che troveranno un'intesa», è troppo importante risolvere il nodo della magistratura che fa un usopolitoco della giustizia. Alla vigilia dell'incontro tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, si mostra ottimista. Glissa sulle punture che in questi giorni, anche a causa di certi editoriali di Feltri sul Giornale, Fini ha mandato all'indirizzo di Berlusconi. Minimizza e ribadisce che il tono diverso usato dai due soprattutto sullo spinoso tema della giustizia, sia dovuto soprattutto al ruolo istituzionale che ricopre Fini. In sostanza, lascia intendere, tra i due c'è comunque un'intesa di fondo ma filtrata dal diverso ruolo che ricoprono. Berlusconi e Fini si troveranno di nuovo faccia a faccia, dopo giorni di dialogo a distanza nel quale non sono mancate frecciate polemiche. La bozza sulla riforma della giustizia, preparata da Ghedini e dalla Bongiorno, consente un accordo? «Sono sicuro che alla fine l'intesa ci sarà, anche perché ci troviamo di fronte ad uno snodo decisivo ai fini di lavorare proficuamente di qui alla conclusione della legislatura. Quindi va definita una linea che riguarda sia le riforme costituzionali, sia la riforma delle riforme, cioè la riforma della giustizia». L'ipotesi di una prescrizione breve copre comunque sia il processo sui diritti tv Mediaset, sia quello Mills a carico del premier. Le sembra accettabile per Fini? «Nel contesto della riforma della giustizia va affrontato e sciolto il nodo costituito dal fatto che dal 1994 Berlusconi è sotto il fuoco di alcune procure che praticano un uso politico della giustizia. Non si tratta quindi di una questione privata di Berlusconi, ma di una questione politica: Berlusconi è sotto attacco perché nel 1994 ha coperto un vuoto politico e perché guida efficacemente il centro-destra. Fino al 1994 la magistratura non si era occupata di Berlusconi». Ma il presidente della Camera ha richiamato esplicitamente Berlusconi al rispetto della Consulta e ha anche detto che la prescrizione breve danneggerebbe i cittadini. Non sarà facile sciogliere questo nodo, o no? «Il presidente della Camera non è in prima linea sul terreno dello scontro politico come è Berlusconi e quindi molte delle sue risposte discendono da una dimensione istituzionale». Fini chiede che la riforma sia presentabile e difendibile davanti all'opinione pubblica e che rispetti le vittime dei reati. «Difenderemo a viso aperto il disegno di legge concordato perché non si tratta di vergognarsi di alcunché. Non è accettabile un gioco al massacro per cui i leaders dello schieramento moderato vengono scientificamente impallinati». Come la mettete con l'opposizione che già spara contro la bozza di riforma? Andrete avanti comunque? «Certamente è auspicabile un'intesa con l'opposizione così come sulle riforme riguardanti le istituzioni. Ciò però non può dare all'opposizione una sorta di potere di veto». Lei ha lavorato all'incontro tra Berlusconi e Casini. Che margini ci sono per un'intesa con l'Udc e su quali basi si può realizzare? «L'UDC ha una base moderata-riformista simile a quella del PdL, e inoltre ha una medesima collocazione a livello internazionale nel PPE. Esistono oggi indubbie differenze politiche. Mi auguro nell'immediato intese a livello regionale ovunque possibile, insieme all'apertura di un serio confronto politico».   È possibile concludere un'alleanza con l'Udc nel Lazio? «Me lo auguro. I rapporti del PdL con l'UDC del Lazio sono ottimi». La Lega reclama la presidenza del Piemonte e del Veneto. Vorrebbe dire aumentare il peso nella coalizione. Glielo consentirete? «Questo è un nodo che Berlusconi, Bossi, Fini devono affrontare e risolvere».  

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