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Regionali, La Russa frena: "Nessun accordo con Bossi"

Il ministro Ignazio La Russa

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Alcune settimane fa Umberto Bossi aveva alzato la voce sul Veneto («Il caso è chiuso») e subito dopo era arrivata la frenata di Ignazio La Russa («Nessun accordo»). Ora va in scena la seconda puntata, con un un nuovo "braccio di ferro" tra i due. La questione sul tavolo è sempre la stessa, le candidature per le Regionali. Il Carroccio continua a fare pressing sulle due regioni chieste fin dall'inizio, Veneto e Piemonte. Dando ad intendere che il quadro è praticamente chiuso, per lo meno su quello che riguarda loro: alla Lega, dicono da Via Bellerio, spetteranno due regioni. Niente Lombardia (come si vociferava negli ultimi giorni), ma sempre Veneto e Piemonte. Stop. Una visione troppo assolutista per il coordinatore nazionale del Pdl, che ieri ha ribadito, in sostanza, un secco no agli annunci gratuiti. «Una cosa sono i desideri, un'altra la realtà», anche perché, rivendica La Russa, «le decisioni alla fine devono essere comuni». Della serie, quando è troppo è troppo. In realtà dietro all'ennesima frenata di La Russa c'è un ragionamento ben più ampio. Che trova radici nel dibattito politico attuale, in quella delicata partita che si sta giocando in questi giorni nel Palazzo. Vale a dire la riforma della Giustizia. Una riforma voluta fortemente dal presidente del Consiglio, con il supporto di tutto il governo. Cosa succede ora? Succede che rispetto a un testo su cui più volte Berlusconi in persona ha rimarcato la sua volontà a procedere «e in tempi brevi», e su cui il gotha Pdl in materia, capitanato da Niccolò Ghedini, si è messo subito a lavoro il presidente Fini ha fatto più volte muro. A quasi tutte le ipotesi di lavoro sul tavolo riguardante la durata di processi, e quindi la famosa «prescrizione breve», l'atteggiamento dei due alleati è stato ben diverso: una frenata dall'area finiana, pieno sostegno dalla Lega. Questo, spiegano da ambienti della maggioranza, «per Berlusconi fa la differenza. Bossi è davvero l'unico reale alleato del premier, anche se lo fa con modi poco gentili». All'intero Pdl non piacciono i modi «arroganti» che spesso la Lega ha nelle sue richieste. L'area An è però quella che maggiormente soffre "l'arroganza politica" del Carroccio. L'ala Forza Italia, dal canto suo, si schiera al fianco del presidente del Consiglio per portare a termine questa riforma. In questo bailamme generale ci sono poi i mediatori, quelli che tentano di riportare tutto sul piano della discussione politica, quella di partito. A questo punto si aspetta l'incontro di mercoledì tra i tre leader, Berlusconi, Bossi, Fini. Si parlerà, ovviamente di Giustizia, e il tutto si rifletterà sulle Regionali. Nel frattempo il quadro dei candidati resta immutato. Restano le solite incognite, sia al nord che al sud. Con l'unica regione chiusa, sembra, la Calabria dove ad essere candidato sarà Giuseppe Scopelliti. Pesano le voci di inchieste giudiziarie su Lombardia e Campania, dove in pole position restano ancora Roberto Formigoni e Nicola Cosentino. Sul Lazio, invece, inciderà l'incontro che Berlusconi avrà questa sera a Berlino con alcuni capi di Stato per affrontare la questione candidatura di D'Alema a ministro degli Esteri Ue. Stando ai boatos di Palazzo, se questo obiettivo dovesse andare in porto, anche la partita laziale si potrebbe riaprire, mettendo al posto di un'ex An, uno in quota Fi: Antonio Tajani avrebbe già dato la sua disponibilità al premier.

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