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Ma la novità è la voglia di confronto

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Il solo fatto che Pier Luigi Bersani incassi soprattutto i complimenti di Romano Prodi dovrebbe far riflettere, forse preoccupare, chi si trova a sinistra. Finora il segretario del Pd non ha tirato fuori neanche uno straccio di novità, neppure un segno avanguardista. Bersani sembra essere espressione, e quindi rivolgersi, a un Paese residuale, marginale. Il Paese dei sindacati, delle cooperative, della concertazione, della discussione e del dibbattitto, quello con due "b", quattro "t" e nessuna decisione. Un'Italia che sembrava superata, appartenere al passato. Certo, è presto per valutare. Bersani avrà tempo a disposizione (anche se è il terzo segretario in due anni). I primi passi segnano tuttavia che la sua idea è quella del partito classico, con l'organigramma infinito. Eppure in questo schema non si possono non cogliere alcuni elementi notevoli. Uno soprattutto: messo da parte l'antiberlusconismo, emerge la voglia di dialogo. Voglia di confronto. Se il Pdl sogna un Paese migliore non può lasciarsi sfuggire questa occasione: colga quella mano tesa.  

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