Zaia: "I centristi ci hanno insultato, non riprendiamoceli"
L'appuntamento per l'intervista è in mezzo agli asini. E non c'è da stupirsi perché Luca Zaia è così. Da ministro delle Politiche agricole gli piace stare in mezzo al campo, accoglie l'intervistatore con un sorriso e argomenta: «Fino a qualche tempo fa l'asino era una parte fondamentale della vita e del lavoro nei campi e accompagnava la vita dell'uomo in molte altre circostanze. Allora perché non legare la sua immagine anche alla cultura. Per questo le ho dato appuntamento qui, attorniato da questi ragli dove l'umiltà di un'asina si sposa con l'eleganza dei versi danteschi declamati da un attore», spiega nel bel mezzo della Fieracavalli di Verona. Ministro, qui le chiedono di non abbandonare la poltrona di ministro. Che fa? Corre per la Regione Veneto? «Nessuno ha da temere nulla. Vede, la gente mi vuole bene. Vuole che io continui sulla mia strada. Sa quanti mi dicono che erano anni che non si vedeva un ministero così efficiente? Questo è stato l'incarico che mi ha dato il leader del partito Umberto Bossi. Se poi lui mi chiederà di fare altro io accetterò come ho sempre fatto. Ma mi creda: ad ora non mi sono mai posto il problema della mia possibile corsa alla presidenza della Regione. Ci penserò quando si porrà la questione». Eppure, dopo l'inchiesta che vedrebbe implicato un uomo vicino a Formigoni, per Bossi ci potrebbero essere più possibilità in Lombardia che in Veneto? «Questa è la strategia di Bossi. A me personalmente non interessa, c'è una cosa però che è importante e che deve essere chiarita. Si sono dette tante cose su un asse Bossi-Tremonti e di conseguenza possibili accordi per avere la Lombardia. Io dico che Tremonti è un ministro che ci invidiano tutti ed è un amico della Lega. Per tutto il resto, compresi gli accordi per le Regionali, bisogna metterci in testa che Bossi è l'unico a decidere e non si fa influenzare da nessuno». Però in Veneto la Lega ha preso più voti che in Lombardia. «Non ostiniamoci nel momento in cui uno ci indica la luna a guardare il dito». E il dito cosa sarebbe? «È la situazione attuale. Ora Bossi sta adottando una strategia. Per qualcuno potrebbe essere insensata ma se guardiamo alla storia del nostro movimento lui non ha mai sbagliato una volta». I rapporti con Berlusconi sono più freddi? «Questo non lo so, certo è che questa sua voglia di tornare ad aprire le porte ai centristi non può vederci contenti. Non intendo insegnare nulla a Bossi, anzi. Ma se dove esprimere il mio pensiero in questo momento, sarei molto scettico. Non dimentichiamoci che l'Udc ha osteggiato tutti i provvedimenti che abbiamo presentato: federalismo fiscale, quote latte, sicurezza. Tutti temi sui quali ci hanno attaccato e insultato. Non credo ci siano i presupposti per allargare la maggioranza». Lei ha sempre detto che i leghisti sono i nuovi crociati. Come ha appreso la sentenza della corte europea che obbligherebbe l'Italia a togliere i crocefissi dalle aule. «Su questo argomento ringrazio proprio il vostro giornale per la campagna che sta promuovendo. La Corte ha sbagliato con quel provvedimento. Non capisce che più si va nella direzione di tagliare la storia ai popoli più i popoli si annientano». Ministro è soddisfatto di questa undicesima edizione della fiera? «Come non potrei esserlo? Questa è la più grande manifestazione del settore che esista. Quest'anno poi abbiamo raggiunto livelli altissimi. In Italia ci sono più di 350.000 cavalli per 5488 allevatori e attorno a loro gira un fatturato di oltre 10 miliardi di euro. A questi poi vanno aggiunti gli 84mila cavalli che appartengono a stirpi di campioni e che quindi hanno un loro albero genealogico».