Napolitano richiama le toghe: «No allo scontro»
Nonè la prima volta che Giorgio Napolitano «richiama» i magistrati a fare la loro parte per svelenire il clima. Lo aveva già fatto nel febbraio del 2008 davanti al Csm e non è un caso che, rispondendo con una lettere all'appello lanciatogli lo scorso 16 ottobre dall'Associzione nazionale magistrati, il Capo dello Stato citi proprio quell'occasione. Anche perché, nonostante la discussione approfondita di quei giorni, dopo più di un anno nulla è cambiato. Così il richiamo di allora si trasforma in uno spunto per ribadire che, quando si parla di giustizia, occorrono «riforme né occasionali né di corto respiro», per esprimere la sua «viva preoccupazione per l'acuirsi delle tensioni fra politica e giustizia», ma soprattutto per chiedere un confronto improntato a «civiltà e rispetto reciproco». Per questo Napolitano chiede all'Anm, cui riconosce posizioni equilibrate, «al di là delle contingenze, di continuare a guardare a tutti i motivi e gli aspetti della crisi del sistema giustizia, offrendo, con rigore, con misura e senza scendere sul terreno dello scontro, la sua disponibilità a concreti contributi propositivi, come un interlocutore attento e credibile, fermo nella difesa dei principi fondamentali di indipendenza e autonomia, di cui sono e resto garante, ma sempre aperto al dialogo e all'ascolto». E facendo riferimento al caso del giudice Raimondo Mesiano, balzato agli onori della cronaca per la sentenza sul Lodo Mondadori e per il «pedinamento» subito dalle telecamere delle trasmissione Mattino Cinque, aggiunge: «Nell'affrontare la vicenda dell'attacco mediatico - di cui io stesso non ho mancato di rilevare il carattere "inquietante" - il Csm ha auspicato il ritorno a un confronto che rimanga in una "misura di civiltà e rispetto reciproco". È un invito equilibrato e sereno, che condivido». I vertici della toghe accolgono con soddisfazione le parole del Capo dello Stato e le leggono come un incoraggiamento a tenere la linea fin qui seguita. «Il presidente della Repubblica - commentano il presidente dell'Anm Luca Palamara e il segretario generale Giuseppe Cascini - ha scritto parole chiare e nette sui temi dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, e sulla vicenda Mesiano. Di questo gli siamo particolarmente grati». Sul piano politico, invece, il richiamo del Colle accende immediatamente lo scontro. E se il dalemiano Nicola Latorre dichiara la disponibilità del Pd al confronto anche sulla responsabilità civile dei magistrati, Antonio Di Pietro non ha dubbi: «Diciamo al signor Presidente della Repubblica che, nonostante il suo appello, non possiamo sederci al tavolo del presidente del Consiglio Lui non vuole la riforma della giustizia, ma solo ciò che gli conviene». Nic. Imb.