La ripresa c'è: l'Italia va al massimo
C’è aria di ripresa nelle economie più industrializzate del mondo. E a guidare il gruppo delle nazioni che mostrano il maggiore dinamismo nell’uscita dalla depressione più pesante del dopoguerra c’è l’Italia. A certificarlo è stato il Superindice dell'Ocse che per il Belpaese ha registrato a settembre la crescita più elevata insieme a Francia, Gran Bretagna e Cina. Segnali meno decisi di espansione sono arrivati da Canada e Germania, mentre «la ripresa è chiaramente visibile negli Stati Uniti, in Giappone, e negli altri paesi dell'Ocse». I corvi e i pessimisti, insomma, sono stati battuti dal riposizionamento e dalle strategia anticrisi che gli imprenditori del made in Italy hanno messo in campo. Ora il rimbalzo è veramente a portata di mano. E quasi a invocarlo è stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha detto: «Dopo anni di declino il tempo è stato galantuomo: dobbiamo insistere». Nel dettaglio dei numeri gli economisti di Parigi hanno registrato a settembre per il superindice un rialzo di 1,3 punti su agosto, e di 3,4 punti rispetto a settembre 2008, salendo a 100,6. Un dato spartiacque quello dei 100 punti perché sono la soglia superata la quale si registra l'espansione. E qui è arrivata la buona notizia per l'Italia che si è collocata a 105,6 contro il 104,6 della Francia, il 103,2 della Cina, il 103,9 della Gran Bretagna, il 101,9 della Germania e il 99,2 degli Usa. La Penisola si è confermata dunque quella con il maggiore rimbalzo dell'attività rispetto a settembre 2008 (+10,8 punti), seguita da Francia (+8,4), Cina e Gran Bretagna (+7,0) ed Eurolandia (+6,3). Roma se la cava egregiamente anche rispetto ad agosto 2009, con +1,3 punti come la Gran Bretagna, quasi in linea con la media di Eurolandia (+1,4) e poco al di sotto di Germania (+2,0) e gran Bretagna (+1,7). Certo non è ancora il momento di stappare le bottiglie di prosecco ma le condizioni per cominciare a uscire dal guado ci sono tutte. Le cifre dell'Ocse non significano che l'Italia o la Francia cresceranno più della Cina, che viaggia a tassi di espansione superiori all'8%. Si tratta, piuttosto, di una stima del ciclo economico che guarda in avanti, «da interpretare con cautela - avverte l'organizzazione parigina - perché l'anticipato miglioramento dell'attività economica, rispetto al suo potenziale, può essere in realtà il frutto di un «calo del potenziale di crescita di lungo termine». Di fatto, dall'Italia arrivano i segnali di rimbalzo più forte, merito anche dei livelli produttivi particolarmente bassi toccati nel 2008. «Sono tanti anni che stavamo indietro: sembrava che altri fossero pecore bianche e noi quella nera per usare un linguaggio scozzese», ha commentato Tremonti dal G20 di St Andrews, in Scozia. «Non è così. Stiamo andando nella media dei grandi paesi, nella media dell'Europa». A dare un'idea che la fiducia comincia a contagiare anche le famiglie il fatto che nei primi mesi del 2009 la percentuale di famiglie che giudicano la propria situazione economica sostanzialmente invariata rispetto all'anno precedente è più alta di quella rilevata nello stesso periodo del 2008: 44,9% rispetto a 39,4%.