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Gentilini: «Per vincere la crisi la ricetta giusta è la qualità»

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.Non solo. È anche un passaporto per affrontare i mercati esteri in un momento di difficile congiuntura e di tendenze protezionistiche». Paolo Gentilini, presidente della Biscotti Gentilini, un'azienda storica di Roma che il prossimo anno festeggia i 120 anni, afferma con un certo orgoglio che la crisi non l'ha sentita e questo perchè ha una ricetta «vincente» come i biscotti che produce. Come è riuscita una piccola impresa come la sua anche se con un marchio prestigioso, a sopravvivere indenne al terremoto della crisi economica? «Un certo tipo di aziende alimentari piccole e medie che fanno prodotti di qualità non hanno risentito della crisi per due motivi: non hanno un mercato globale e poi perchè si sono aperti degli sbocchi». Di che genere di sbocchi si tratta? «Quelli delle aziende più grandi. Le imprese di maggiori dimensioni hanno sofferto e stanno soffrendo la crisi economica e quindi come reazione hanno lasciato quote di mercato. In questi spazi aperti si sono inserite le imprese più piccole ma con maggiore flessibilità e che hanno puntato molto sulla qualità del prodotto». Vuol dire che anche se il consumatore ha meno disponibilità economiche non rinuncia alla qualità? «Proprio così. Il consumatore è sempre disposto a spendere pur di acquistare un prodotto buono, soprattutto se si tratta di generi alimentari. Noi non abbiamo avuto cali di produzione e basta guardare i dati per rendersi conto che tutto il comparto alimentare non ha risentito molto della crisi. Anzi chi produce creme spalmabili ha avuto un forte incremento e lo stesso si può dire per le aziende di biscotti e frollini. Il prodotto industriale italiano è di qualità e il consumatore ne è consapevole e non intende rinunciarci anche se ha meno soldi in tasca». Avete piani di espansione anche all'estero? «Non siamo grandi esportatori ma nei nostri progetti futuri c'è quello di affrontare il mercato estero. Per questo ci siamo adeguati alle regole europee relativamente all'etichettatura che deve dare indicazioni sugli alimenti. Su questo gli Stati Uniti sono molto esigenti». Ci sono state oscillazioni nei prezzi? «I prezzi non sono aumentati negli ultimi due anni. Ci sono stati incrementi sostenuti più di due anni fa dovuti ai rincari delle materie prime. Queste incidono sul prezzo del prodotto per un buon 30%». Le rilevazioni degli istituti economici dicono che nonostante deboli segnali di ripresa l'occupazione continua a calare. La sua azienda ha dovuto ridimensionare il personale? «I nostri livelli occupazionali sono stabili. Non abbiamo avuto problemi, anzi nei periodi di picco della domanda, abbiamo fatto contratti interinali. Siccome poi non siamo molto forti nell'export stiamo per assumere un responsabile per le vendite all'estero. Tutte le nuove confezioni sono strutturate per essere rivolte a un mercato estero e americano che è più esigente nelle indicazioni. Il nostro fatturato viene per il 70% dalle vendite nell'Italia centrale e il resto dall'intero territorio nazionale. Una piccolissima quota viene dall'estero». Quali interventi dovrebbe adottare il governo per supportare le imprese nel momento della ripresa? «Di sicuro l'abbassamento dell'Irap. Ora questa imposta colpisce anche le aziende in crisi e questo non va». Quale è il vostro rapporto con le banche? Avete avuto problemi per il credito? «Noi avendo una gestione sana e senza eccessivi indebitamenti non abbiamo avuto grossi problemi. Qualche mese fa c'è stato un certo irrigidimento dalle banche ma recentemente la situazione è migliorata. Peraltro operiamo da 120 anni a Roma, siamo conosciuti e quindi non abbiamo difficoltà a trovare interlocutori. Stiamo pensando a fare un investimento importante nella struttura con la costruzione di un altro stabilimento più moderno».

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