Si sono visti.
Ilprimo faccia a faccia tra i due è durato un'ora e mezza e avviene dopo quasi due anni. Dunque, il primo dato che il Cavaliere incamera è il disgelo con Pier. E non è poco proprio nel momento in cui i suoi rapporti con Fini volgono al peggio e anche quelli con Bossi registrano notevoli problemi. Casini lo sa, in privato ai suoi lo spiega in maniera chiara (due giorni fa ha visto il presidente della Camera) e non gli resta che dare un'apertura di credito al premier. Gli concede la disponibilità a votare il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, per esempio. Non chiude la porta neppure sulle prescrizioni brevi, testo caro al Cavaliere e che invece fa storcere il naso a Fini. Alla fine dell'incontro Casini convoca una conferenza stampa e spiega: «Abbiamo ribadito al premier che alle Regionali andremo da soli: se ci saranno eccezioni le valuteremo con i nostri dirigenti locali». Ma ci tiene subito a puntualizzare: «In un'ora e mezzo di incontro con il premier abbiamo parlato di Regionali solo per 5 minuti. Con Berlusconi abbiamo fatto una rimpatriata, con lui non ho mai avuto un problema personale. L'incontro è stato cordiale, i problemi sono politici e in questo anno e mezzo le posizioni si sono divaricate ancora di più. Riconosco al premier di essere stato concreto perché non ci ha posto questioni che avrebbero avuto risposte ovvie». Frasi che comunque dall'entourage di Berlusconi vengono considerate positive perché l'eventuale neutralità significherebbe comunque un vantaggio per il centrodestra in Regioni come il Lazio, la Campania e finanche la Puglia dove il Pdl nei sondaggi appare in vantaggio e un ipotetico accordo tra l'Udc e la sinistra avrebbe messo tutto in discussione. Casini ne è ben consapevole ed è per questo che nelle dichiarazioni pubbliche evita l'argomento (a lui conviene prendere tempo) e si mostra disponibile: «No a una maggioranza che fa tutto da sola, ma no anche a un'opposizione che va sull'Aventino ed esprime un cartello di no - spiega -. Bisogna chiudere la stagione di contrapposizione tra potere giudiziario e legislativo. Vogliamo riforme nell'interesse di tutti i cittadini e non solo del ceto politico. Il dialogo sulla giustizia sia qui in Parlamento alla luce del sole e non altrove». Il primo passo è stato compiuto. Ne seguiranno altri. Forse anche a breve.