Berlusconi: "Non toglieremo i crocifissi"
A Strasburgo troppi scettici e islamici
«L'Italia non può non dirsi cristiana». La citazione di Benedetto Croce (nomen omen) serve a Berlusconi per sottolineare la posizione del governo sulla sentenza di Strasburgo. «Abbiamo deciso», ha spiegato il premier al termine del Consiglio dei Ministri «di ricorrere immediatamente contro una decisione assolutamente non rispettosa della realtà per un Paese cattolico come il nostro». Il Cavaliere ha definito «inaccettabile» il pronunciamento della Corte europea dei diritti dell'Uomo contro l'esposizione del crocifisso nelle scuole. «Porteremo la questione alla Grande Camera che deciderà se accettarla e poi, qualunque sia l'esito, non ci sarà capacità coercitiva». Secondo Berlusconi non c'è bisogno di un referendum: «Quella di Strasburgo è solo una commissione del Consiglio d'Europa, cui partecipano oltre quaranta Stati, fra i quali la Bielorussia e altri che non sono nella Ue. Non possono costringerci a togliere la croce dalle aule». Ancora: «Chi cammina in qualunque Paese d'Italia non può fare trecento metri in qualunque direzione senza trovare un segno delle nostre radici e tradizioni cristiane. Anche un ateo può tranquillamente convenire che la nostra storia è questa». Semmai il rammarico, per il presidente del Consiglio, è la vana battaglia sui valori cristiani nella Costituzione europea: «Si opposero Paesi laici o laicisti come la Francia di Chirac». Ad ogni buon conto, il ricorso italiano è in pista, approvato all'unanimità dal Governo e affidato al ministro degli Esteri Frattini. Anche La Russa non intende arretrare di un metro: «Non applicheremo quella sentenza. Resterà una grida manzoniana.Cosa ci possono fare? Ci danno una multa? Ci cacciano dall'Europa?». Un altro ministro, quello della Semplificazione Legislativa Calderoli, chiama a raccolta «il popolo del Nord»: i leghisti organizzeranno gazebo nelle regioni settentrionali, mentre il Pdl di Brescia ha varato una petizione nazionale con il sostegno di tutto centrodestra. A Roma, oggi a mezzogiorno in Piazza Irnerio, sotto una grande croce innalzata in queste ore, saranno distribuiti migliaia di crocifissi, ha annunciato il presidente della commissione Turismo del Campidoglio Alessandro Vannini. Che sia una campagna sulla quale gli italiani si ritrovano fortemente sensibilizzati, lo dimostra anche l'atteggiamento di parte dell'opposizione. Il leader Idv Antonio Di Pietro si dice favorevole a una «sospensione» della decisione di Strasburgo: «È una sentenza senza capo né coda. La figura di Cristo in croce è un segno di pace, amore e rispetto della vita umana valida per chi pratica qualsiasi religione o è semplicemente ateo». Ma se il vicepresidente del Senato Vannino Chiti (Pd) auspica «un confronto serio in Parlamento e che si presenti un ricorso motivato che abbia il sostegno dell'insieme delle forze politiche» c'è anche chi, come il segretario del Prc Paolo Ferrero invita il governo a occuparsi piuttosto «dello stato disastroso in cui ha ridotto la scuola pubblica italiana, specialmente quella dell'obbligo». Si moltiplicano intanto le adesioni all'appello de "Il Tempo" (attivo abche su Facebook nel gruppo "Giù le mani dal crocifisso). Fra le migliaia di lettori che continuano a firmare, altri vip e politici: il capitano della Roma Francesco Totti, il pilota della Ferrari Giancarlo Fisichella, il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro e quello alla salute Francesca Martini, oltre al capo dipartimento al ministero Pari Opportunità Isabella Rauti. Volti noti, in una folla immensa.