La Repubblica sempre più sola contro Silvio
Proprio nel momento in cui il presidente del Consiglio è chiamato a guardarsi non solo dagli avversari, ma anche dagli amici o alleati, il Corriere ne ha voluto ieri prendere le difese pubblicando come editoriale un articolo di Piero Ostellino. Che segue peraltro di pochi giorni quello di Angelo Panebianco a favore di una riforma finalmente organica della Costituzione, simile a quella perseguita dal presidente del Consiglio e fortemente osteggiata dall’opposizione con argomenti spesso speciosi offerti da una cultura costituzionale troppo "conservatrice", per non dire peggio. Voler conservare ciò che si è rivelato buono è apprezzabile. Voler conservare anche ciò che è superato dai tempi e produce solo guasti è da reazionari. Nell’editoriale di ieri il Corriere, pur lamentando, ma senza scadere nel linguaggio e nelle immagini provocatorie della Repubblica degli Scalfari, Mauro, D'Avanzo, Cordero ed altri, le "insofferenze" del presidente del Consiglio per quello che Ostellino ha definito "il costituzionale equilibrio dei poteri", lo ha incoraggiato a dare una svolta ad una legislatura che minaccia di impantanarsi nelle miserie montate contro di lui dagli avversari. E, aggiungo, da certe Procure e Tribunali che non si sentono autonomi e indipendenti se non promuovono e conducono azioni contro di lui. In particolare, l'editoriale del Corriere consiglia a Berlusconi di «portare avanti» la riforma fiscale con la riduzione delle tasse, la riforma della pubblica amministrazione e la riforma giudiziaria, che Ostellino ha tradotto soprattutto in «separazione fra pubblico ministero e Giudice». II sindacato delle toghe, si sa, ha già minacciato lo sciopero, mettendo nel conto la solidarietà dei soliti partiti o correnti più o meno al guinzaglio, ma il governo dovrebbe andare avanti lo stesso. Tuttavia l'editoriale del Corriere ieri è andato ben oltre l'incoraggiamento a «rilanciare l'azione liberale e riformista» per non deludere «quegli elettori che, sognando il cambiamento, lo hanno scelto perché anti-italiano» e non come, qualche volta appare, «arci-italiano». Al presidente del Consiglio l'editoriale del Corriere ha espresso apprezzamenti per le prove date di fronte alle emergenze dell'economia, della Campania e dell'Abruzzo, nonché in campo internazionale. E gli ha riconosciuto, come premessa di tutto, «il merito non da poco» di avere esordito elettoralmente nel 1994 sconfiggendo «la gioiosa macchina da guerra di Occhetto», allestita in tutta fretta dal Pds-ex Pci per raccogliere i frutti del nubifragio giudiziario abbattutosi sui vecchi partiti di governo. Di quella sconfitta, secondo Ostellino, non dovremmo essere grati a Berlusconi solo noi moderati, ma anche i post-comunisti. I quali, se fossero andati allora al potere, «non sarebbero approdati a un socialismo più democratico, anche se ancora pasticciato» come quello -par di capire- rappresentato, ma forse solo desiderato dal Pd ora guidato da Pier Luigi Bersani.