Berlusconi, riparte il dialogo con D'Alema
C'è un solo dato certo. Silvio Berlusconi ha deciso di sostenere la candidatura di Massimo D'Alema per il posto di ministro degli Esteri dell'Unione Europea. Il presidente del Consiglio lo dice apertamente nel corso dell'ufficio di presidenza del Pdl, che si è svolto ieri pomeriggio a Palazzo Grazioli. È Roberto Formigoni a riferire le parole del Cavaliere: «Il presidente Berlusconi - dice il governatore della Lombardia - ha detto che se la candidatura di D'Alema prenderà piede nell'area socialista, il governo italiano sosterrà il suo nome come figura eminente del nostro Paese». Certo, la corta del leader democratico è piena d'insidie e ieri gli è arrivato un siluro dalla Polonia, precisamente dall'ambasciatore di Varsavia a Bruxelles, Jan Tombinski. Il quale ha spiegato che non solo per il suo Paese ma anche per gli altri europei dell'ex blocco sovietico «sarebbe un problema» avere un «ex comunista» come ministro degli esteri europeo: «Sarebbe meglio avere una persona la cui autorità non può essere contestata a causa delle sue appartenenze politiche passate». Frasi poi ridimensionate da un portavoce. D'Alema è in corsa. Anche se davanti a lui sembra avere nettamente maggiori possibilità David Miliband, attuale ministro inglese degli Esteri, che con i suoi 44 anni può già puntare alla leadership dei Labour che l'attuale premier Gordon Brown sta trascinando sempre più verso il basso. Sono i giorni topici per l'eventuale scelta. Di sicuro i leader europei ne potrebbero cogliere l'occasione delle celebrazioni del ventennale della caduta del Muro di Berlino per discutere del caso. Anche se appare assai probabile un vertice internazionale per metà mese, potrebbe essere quello decisivo. Giorni decisivi al punto che Berlusconi e D'Alema si sarebbero potuti anche incontrare. Un faccia a faccia che sarebbe avvenuto nel momento peggiore nei rapporti tra il Cavaliere, Fini e Bossi. E qui usciamo dal campo delle certezze. Perché l'unica cosa sicura è che ieri pomeriggio, subito dopo l'ora di pranzo, il premier è stato visto uscire da palazzo Grazioli a bordo di un'auto sulla quale aveva preso posto anche Gianni Letta. Le macchine del corteo presidenziale sono riuscite a far perdere le tracce e quel che è sicuro è che Berlusconi è ritornato a casa solo due ore più tardi. L'indiscrezione più diffusa riferisce che il presidente del Consiglio ha incontrato l'ex vicepremier e titolare della Farnesina. Non ci sono conferme ufficiale. E neppure smentite. D'altro canto non ci sarebbe nulla di particolarmente strano. I due si erano già visto a Villa Madama il 14 ottobre, in occasione della presentazione dei due nuovi hub aeroportuali di Milano e Roma. Era stato proprio Letta a prendere D'Alema sotto braccio e a portarlo da Berlusconi. Baffino aveva detto: «Sono qui perché si discute dell'interesse comune del Paese, sulle cose importanti del Paese io ci sono». E il premier aveva risposto: «Ci vorrebbero occasioni di trovarsi insieme per cose simili, nell'interesse dell'Italia». Ormai Berlusconi, dopo due settimane lontano da Roma, sta sondando tutti gli ambienti esterni al Pdl. Oggi vedrà Casini, e ieri al gruppo dirigente del Pdl ha fatto capire di voler trattare a tutto campo con i centristi. E ora cerca di capire che cosa si muove nel campo del Pd. D'altro canto sono giorni che lancia segnali a Pier Luigi Bersani, al quale in maniera più o meno velata fa capire la sua disponibilità a riallacciare i fili di un dialogo. Sempre che, ha fin qui sempre puntualizzato, il nuovo segretario cambi registro. E forse quel momento è arrivato. Certamente si sta avvicinando. F. d. O.