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Affermato il diritto alla prevaricazione

Rocco Buttiglione

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Il pronunciamento della Corte dei diritti umani di Strasburgo non protegge e non tutela un diritto umano di libertà. Afferma invece un diritto di prevaricazione. La maggioranza non ha più il diritto di fruire dello spazio pubblico esponendo in esso i propri simboli religiosi e culturali. Io capirei bene che si difendesse il diritto delle minoranze a potere anche esse fruire di una visibilità pubblica; non capisco questo diritto di proibire, di opprimere le maggioranze. Se in una scuola un simbolo religioso debba essere esposto o no, è questione che deve decidere quella scuola o lo Stato nel quale la scuola si trova, e come debba essere regolamentata la presenza negli spazi pubblici di altre identità culturali e religiose, è questione che va risolta con buon senso all'interno di ogni specifico contesto. Qui la Corte dei diritti umani è fuori dal suo ambito di competenza. Dell'arredo delle aule scolastiche decide lo Stato, il Comune, il consiglio scolastico ma non la Corte dei diritti umani. E' sbagliata anche la concezione culturale che fa da base a questo pronunciamento. Una terra ha una storia ed una cultura, che è legata a simboli, anche religiosi. Chi viene da fuori questi simboli deve rispettarli, può giustamente chiedere il rispetto per la propria identità e per i propri simboli, ma non può pretendere che la esposizione dei simboli della maggioranza violi i suoi diritti. Provate a ragionare applicando rigorosamente questo principio: sarebbe offensivo insegnare nelle scuole più ampiamente la storia dell'Italia e dell'Europa piuttosto che quella dell'Africa, perché chi viene dall'Africa potrebbe sentirti ingiustamente discriminato. Sarebbe inaccettabile trattare più diffusamente, nella storia dell'arte, di San Pietro piuttosto che del Taj Mahal, perché chi viene dall'India potrebbe sentirsi ingiustamente discriminato. Sarebbe sbagliato privilegiare nelle mense scolastiche gli spaghetti sul cous-cous perché chi viene dal Nord Africa potrebbe sentirsi ingiustamente discriminato. Il risultato sarebbe un vuoto di cultura, un vuoto di tradizioni, un vuoto d identità. Ma forse i giudici di Strasburgo non vogliono applicare con coerenza il principio, si accontentano di colpire la religione cristiana e questo sarebbe ancora più inaccettabile. Forse non si rendono conto di mettere armi nelle mani di tutti i nemici dell'Europa che dicono che quest'Europa è il tradimento della nostra cultura, della nostra storia e delle nostre tradizioni. I cristiani sono stati il sostegno più grande della costruzione europea. Sia i grandi leader che l'hanno cominciata, che anche molti di quelli che hanno continuato la loro opera, sarebbero indignati come noi davanti a questa faziosità anticristiana. Speriamo che presto il giudizio di appello cancelli questa sciagurata sentenza.

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