Maroni sbotta "Sicurezza, basta tagli"
Sulla sicurezza «non vogliamo avere vincoli di maggioranza»: se dunque dall'opposizione arriveranno proposte concrete «per dare più soldi alla polizia», la Lega «è pronta a sostenerle». Per la prima volta il ministro dell'Interno Roberto Maroni ammette che i tagli hanno inciso pesantemente sulle risorse a disposizione del comparto e perciò avverte gli alleati: se da «ambienti governativi» saranno avanzate nuove richieste di tagli, «noi voteremo contro». Parole dure, quelle del titolare del Viminale, che vengono però subito stoppate da Umberto Bossi. «Maroni l'ho allevato io quando era ragazzino e quindi farà quello che dice la Lega - sentenzia il Senatur - Noi manteniamo la parola: abbiamo fatto le elezioni con Berlusconi, non con l'opposizione. E per avere fondi tratteremo con il ministro Tremonti». Dopo il botta e risposta, i due si sono comunque sentiti, facendo filtrare che non ci sono «divergenze» sul tema della sicurezza. E che l'obiettivo dell'affondo di Maroni è in realtà proprio il titolare di via XX settembre, che gestisce i cordoni della borsa e che non sembra disposto a fare molte concessioni. Certo è che l'uscita del ministro non è nè improvvisata nè infondata: Maroni stesso ha infatti rivelato di aver chiesto al capo della Polizia Manganelli una relazione sulle necessità di cassa per il triennio 2010-2012 e di aver scritto al premier Berlusconi - già lo scorso 22 settembre - chiedendo che sul bilancio del Viminale per il 2010 sia previsto uno stanziamento aggiuntivo di un miliardo e 100 milioni. «Soldi che non servono per spese superflue, ma sono una necessità» ha detto chiaro e tondo definendo le richieste «inderogabili e irriducibili». D'altronde la situazione l'aveva fotografata bene una settimana fa la manifestazione unitaria di tutti i sindacati di polizia, che ha portato in piazza 40mila tra poliziotti, agenti penitenziari e forestali: 40mila unità in meno in organico, taglio del 44% delle risorse per le attività operative e organizzative. E non è un caso che oggi tutti i principali sindacati hanno parlato di un «segnale importante», dicendosi pronti a sostenere ogni iniziativa del ministro e chiedendo «fatti concreti». A Maroni fa sponda 'Farefuturò, la fondazione del presidente della Camera Gianfranco Fini, apre anche il leader dell'Ucd Casini. Tiepidi Pd e Idv, che chiedono ora al ministro di passare dalle parole ai fatti.