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Berlusconi riapre a Casini Il premier: "Vediamoci subito"

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Casini e Berlusconi

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L'AQUILA - La telefonata è arrivata di primo mattino. Silvio Berlusconi prova a cercare Pier Ferdinando Casini. Che però è a un seminario sulla sicurezza a Montecitorio. Appena finisce richiama il premier: «Dimmi, Silvio», fa l'ex presidente della Camera. E dall'altro capo del telefono Berlusconi gli conferma l'appuntamento per venerdì, domani. Si rivedranno. E si rivedranno subito. Si ritroveranno faccia a faccia. Casini chiede però che l'incontro si svolga a Palazzo Chigi e non a Grazioli come di consueto. Anche la forma, che in politica coincide sempre con la sostanza, vuole la sua parte. Il Cavaliere è particolarmente accomodante, fa notare al suo interlocutore che ha deciso di annullare il vertice, previsto per ieri sera, con Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Proprio per rispetto nei confronti dell'Udc. Un modo per non chiudere la porta ai centristi, visto che la scelta dei candidati presidenti renderebbe più difficile altri accordi. In verità Casini non la pensa così e fa notare ai suoi come Berlusconi gli abbia concesso una cosa (il rinvio del vertice di maggioranza) che non aveva chiesto. E anzi, tutto sommato avrebbe preferito il contrario. Ma tant'è. Quello che conta è che Berlusconi ha riaperto il canale. Anche se Casini sospetta che possa essere usato come strumento anti-Fini e anti-Bossi. Aprendo infatti un terzo tavolo di trattativa, Berlusconi riuscirebbe infatti nel tentativo di tenere a bada gli alleati riottosi. Tanto per fare un esempio numerico. Sulle «prescrizioni brevi» Fini è manifestamente contrario e i parlamentari su cui può al momento contare sono grosso modo quelli di cui dispone Casini. Siamo ancora alla tattica. Dove si può arrivare? Difficile dirlo perché il dialogo è appena all'inizio. Ed è anche oggettivamente difficile che Casini possa essere inserito nello scacchiere delle candidature, già piuttosto definito. A meno che non si decida di rimettere tutto in discussione. E neppure si può escludere. Come pure non si può escludere che Berlusconi decida di accelerare su tutti i fronti e chieda di andare al voto a marzo, oltre che per le Regionali anche per le Politiche. Ipotesi. Sono ipotesi. Solo ipotesi. Di sicuro Berlusconi appare molto più aperto nei confronti del mondo cattolico. Ieri a L'Aquila è intervenuto sulla vicenda crocifisso spiegando che quella della Corte europea «è una sentenza assolutamente inaccettabile per noi italiani. Una di quelle decisioni che ci fanno dubitare del buon senso dell'Europa». Per il resto appare sempre più convinto ad andare fino in fondo. E a Bruno Vespa, come si apprende dalle anticipazioni del suo libro diffuse ieri, il premier spiega: «Ciò che conta è che il titolare del potere esecutivo venga scelto direttamente dal popolo. E con lui la forma di governo. Di fatto, è quello che già succede nella Costituzione materiale. È ora che la Costituzione formale sia aggiornata e messa al passo con la realtà del Paese». Non sembra recedere neanche sui ruoli tra poteri del premier e del Capo dello Stato: «Credo che sarebbe utile. È giusto e corretto che il Quirinale e il governo mantengano le loro funzioni nell'ambito di una leale collaborazione». Berlusconi ribadisce però che non lo spaventa una stagione riformista condotta a colpi di maggioranza. «Fin quando saranno in funzione le fabbriche del fango e dell'odio non sarà possibile dialogo. E io non sono così ottimista nel pensare che queste fabbriche saranno chiuse». Nuovo appello al segretario del Pd appena eletto, Pier Luigi Bersani: «Non è partito con il piede giusto. Ho letto molte sue dichiarazioni non cortesi e irriguardose verso di me». Un modo per invitarlo di nuovo al dialogo. Si vedrà.

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