Berlusconi? Paga il conflitto tra i ministri dentro il governo e il continuo parlare dei temi di giustizia.
«Glielettori hanno sempre dimostrato che quando una coalizione litiga viene punita — spiega — E in questo caso c'è stato anche lo scontro pesante con Tremonti». Ma la riforma della giustizia perché è sentita come un qualcosa di negativo? «Ogni volta che Berlusconi pone il tema insistendo sui suoi problemi personali perde consensi. Anche nel '96 fece la stessa cosa e perse le elezioni. La gente su certi elementi dà per scontata la soluzione perché ha votato un governo e un programma. Questa discussione invece viene percepita come un problema personale, non della collettività. In questa logica il ministro Alfano fa bene a pensare una riforma più grande, che interessi di più i cittadini». Ha pesato anche la lite con Tremonti? «Sicuramente. Anche perché nella prima fase della crisi la gente ha capito che l'esecutivo aveva le idee chiare su che cosa fare. Più debole, invece la fase 2, quella su come uscirne. I cittadini percepiscono che non c'è altrettanta sicurezza». Oltre a Berlusconi perde consensi anche il Pdl, come mai? «Perché il centrodestra è vittima di un conflitto di identità, non parla con la stessa voce. Esiste un Pdl Sicilia, un Pdl Fini, c'è un problema di costruzione di immagine di unità». Il Pd invece sale. «Il Partito Democratico è nel momento di massima visibilità, ci sono state le primarie, ha eletto il nuovo segretario, è sovraesposto mediaticamente». L'Italia dei Valori resta ferma. Di Pietro è già entrato in crisi? «Di Pietro rischia di essere assordato dalle sue stesse urla, l'elettorato urlato è per sua stessa natura mobile. E credo che alle Regionali avremo delle sorprese. Penso invece che un partito destinato a crescere è l'Udc. Ha trovato una posizione che lo premia». Pa. Zap.