Silvio ai governatori: «Siete i veri potenti»
Altroche monarca. Silvio Berlusconi non commenta le anticipazioni dell'intervista che Gianfranco Fini ha rilasciato a Bruno Vespa per il suo ultimo libro «Donne di cuori» (in uscita il 6 novembre). Difficile dire quando il presidente abbia pronunciato quelle parole. E comunque l'ex leader di An, tra le altre cose, dice chiaramente che lui riconosce la leadership di Berlusconi e che del «dopo» se ne parlerà «quando arriverà». Certo, aggiunge, «bisogna mettersi d'accordo su cosa s'intenda per leadership. Se la intendiamo come la intendono quasi tutti i vocabolari politici, non c'è nessuna discussione. Se la si intende, invece, come monarchia assoluta, allora no. E talvolta accade che Berlusconi confonda la leadership con la monarchia assoluta». Una frecciatina che non è passata inosservata a Palazzo Chigi. Tanto che il premier, intervenendo alla firma dell'accordo sulla vertenza Tirrenia, risponde indirettamente al primo inquilino di Montecitorio. E rivolgendosi ai governatori presenti, rispolvera un vecchio leit motive: «Provo vera invidia perché siete gli unici veri detentori del potere in Italia». «Per la prima volta - spiega Berlusconi -, non sono sceso direttamente al tavolo e ho lasciato spazio ai ministeri e alle parti. Ringrazio tutti anche perché mi avete risparmiato il lavoro anche se mi è stato così sottratto il piacere di incontrare persone a cui sono legato da grande simpatia, nessuno escluso, e vera invidia perché siete gli unici veri detentori del potere in Italia». Al tavolo sono presenti i presidenti Antonio Bassolino (Campania), Ugo Cappellacci (Sardegna) e Raffaele Lombardo (Sicilia); gli assessori competenenti di Toscana e Lazio; oltre ai ministri Tremonti e Matteoli e al sottosegretario Gianni Letta. Ed è proprio quest'ultimo che interrompe Berlusconi con una battuta quando, tra i sorrisi dei presenti, lo rassicura sul fatto che, nonostante l'assenza, il suo nome è stato più volte ripetuto durante gli incontri proprio per raggiungere un accordo. Il clima, insomma, è piuttosto rilassato. Tanto che Berlusconi si concede qualche piccolo fuori programma. Come quando introducendo l'incontro si concede una freddura i siciliani: «Einstein è morto? Sìììì, sapeva troppo...» O come quando, prima di congedare i suoi ospiti li richiama: «Ogni volta che venite a Roma non tornate a mani vuote. Dovete portarmi i prodotti tipici dalle vostre regioni. Perché il ministro dell'Economia qui ci affama...» Intanto escono nuove anticipazioni dell'intervista che il premier ha rilasciato a Bruno Vespa. Il tema è quello della giustizia che, spiega Berlusconi, è una priorità del governo così come lo è stato il federalismo. Pertanto il cammino delle riforme andrà avanti senza tentennamenti perché «ogni parlamentare della maggioranza è impegnato» su questo fronte a «pieno titolo». E una delle prime mosse, annuncia il Cavaliere, sarà quella di separare le carriere «per gli avvocati dell'accusa e per i magistrati giudicanti» e di rifare la legge elettorale per il Csm. Quanto poi alle vicende personali assicura: «Nessuno dispone di "armi di ricatto" nei miei confronti. La risposta vale per oggi come per il passato, in quanto io non mi sono mai lasciato ricattare da nessuno, né mi sono mai comportato in modo per cui un simile evento si potesse verificare. Quando nei miei confronti sono state avanzate richieste che secondo il giudizio mio e dei miei legali si configuravano come ricattatorie, mi sono immediatamente rivolto all'autorità giudiziaria». Immediato il commento di Antonio Di Pietro: «Per una volta sono d'accordo con lui il ruolo che gli si addice è quello di ricattatore. Ne so qualcosa io che l'ho vissuto con l'esperienza del dossier che mi ha fatto costruire addosso»