Fini blocca il blitz che voleva Tremonti
Si erano già visti a Capri. Seduti, uno accanto all’altro, nella grande sala dell’Hotel Quisisana. Rivediamoci, si sono detti. E ieri si sono rivisti. Nel primo pomeriggio Giulio Tremonti è andato a trovare Gianfranco Fini. Un'ora di colloquio a quattr'occhi. A tutto tondo. Del Sud, i provvedimenti da varare oltre al primo passo della Banca voluta dal titolare dell'Economia. Larga parte dell'incontro è stata dedicata al lavoro parlamentare alla Camera, dove le commissioni sono in una fase di stallo dovuta al fatto che i provvedimenti in esame non hanno copertura finanziaria. I due si sono poi confrontati sull'ipotesi che riguarda il nuovo incarico assegnato a Tremonti, quello di presidente della comitato economico del Pdl. Sarà una sorta di cabina di regia interna che dovrebbe decidere l'indirizzo che il partito darà al governo sulle scelte di carattere economico. I due sicuramente si saranno ricordati di come, nel precedente governo Berlusconi, era proprio Fini a chiedere maggiore collegialità e anche l'istituzione di una sorta di organismo in capo alla presidenza del Consiglio che avesse il compito di dettare la linea a via XX Settembre. Si sono scaldati soltanto alla fine. Quando si è cominciato a parlare di tasse e in particolare del mini-taglio dell'Irap. E di qui si è entrati nel merito delle modifiche da fare alla Finanziaria che proprio oggi pomeriggio comincia il suo iter in Aula al Senato. Tra i cambiamenti che vorrebbe inserire il ministero dell'Economia c'è anche quello che riguarda i processi tributari. Il nuovo testo consentirebbe a chi ha vinto i primi due gradi in giudizio di bloccare i ricorsi in Cassazione pagando il 5% della somma in gioco nel processo. La nuova proposta sarebbe già dovuta spuntare in commissione Bilancio dove però non è mai stata formalizzata. Tanto da suscitare una sorta di giallo. Potrebbe arrivare in Aula. Potrebbe, perché in realtà ieri pomeriggio il presidente della Camera ha mostrato tutta la sua contrarietà. E lo ha detto in maniera chiara e netta direttamente al titolare del dicastero che dovrebbe presentare la proposta. Il che farebbe immaginare che sia ben difficile che il nuovo testo sui processi tributari possa fare capolino in aula a Palazzo Madama. Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, getta acqua sul fuoco: «Non esiste nessun testo nuovo, nessun emendamento e dunque stiamo parlando del nulla. Per ora ci sono i provvedimenti in esame e basta». Il plurale non è casuale perché c'è un altro testo che sta creando qualche malumore all'interno del centrodestra ed è quello che riguarda la prescrizione breve. Ma in serata appare assai improbabile che nella Manovra possa finirci la «prescrizione breve». Anche in questo caso la contrarietà di Fini è abbastanza scontata. Anche perché non avrebbe alcuna attinenza con il testo della Finanziaria. Un'ipotesi era stata quella di inserirla in un altro provvedimento ora all'esame del Senato: si tratta di un decreto per le materie europee proposto da ministro Ronchi, un finiano doc, e il cui relatore è Lucio Malan, un berlusconiano convinto. In ogni caso, Fini ha fermato un blitz che si stava preparando al ministero dell'Economia. E che avrebbe avuto sicuramente effetti sui tempi dei processi.