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Il Cav elogia Fini: "Alleato leale"

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

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La pace è sancita ufficialmente. Insieme alla stima reciproca. Fino a ieri il disgelo tra Berlusconi e Fini era stato raccontato sui giornali, nelle discussioni in Parlamento. Ieri il premier gli ha dato una consacrazione ufficiale. Rispondendo a una domanda contenuta nel nuovo libro di Bruno Vespa «Donne di cuori» in uscita il 6 novembre ha spiegato: «Fini si è dimostrato un alleato leale e un politico lungimirante». E ancora: «A lui mi lega un solido rapporto di amicizia e di stima. Anche con i parlamentari che vengono da An il rapporto è ottimo. È naturale che la direzione del Pdl e l'Ufficio di Presidenza discutano di proposte nuove non incluse nel nostro programma elettorale, come per esempio quella di concedere in anticipo la cittadinanza agli immigrati. Si discute, si vota e la decisione della maggioranza vincola la minoranza». Anche su temi etici? chiede ancora Vespa. «Sui temi etici il partito assume certo una sua posizione, ma riconoscendo ai singoli parlamentari una piena libertà di coscienza e di voto».   Dunque un timbro ufficiale alla rinata fiducia reciproca. Turbata però da un articolo di ieri de Il Giornale di Vittorio Feltri nel quale il vicedirettore Alessandro Sallusti spiegava che Fini e i finiani stavano invece «tramando» per sgambettare il lavoro del governo. Portando a sostegno di questa tesi una presunta operazione del ministro Andrea Ronchi: avrebbe tolto dal decreto «salva-infrazioni» all'esame oggi del Senato un emendamento «non gradito al Quirinale che avrebbe reso il Cavaliere meno esposto agli umori della magistratura». Una tesi che proprio il ministro Andrea Ronchi si è affrettato ieri a smentire spiegando che quell'emendamento non era mai stato inserito nel testo. E di conseguenza non poteva essere tolto. Troppo delicata la materia, ha spiegato ancora il responsabile delle politiche comunitarie, per affidarla a un decreto che parla di tutt'altro. Casomai il tema sarà affrontato nel provvedimento complessivo della riforma della giustizia. La preoccupazione più grande di Ronchi però non è stata tanto quella di smentire un fatto non vero quanto di non «incrinare» il nuovo rapporto tra il premier e il Presidente della Camera. Un clima che lo stesso Gianfranco Fini, nei giorni scorsi, ha spiegato ai suoi di voler «coltivare», invitandoli, tutti, a fare dichiarazioni distensive nei confronti di Berlusconi. Ma a dare sostegno al presidente della Camera è arrivato anche Il Secolo d'Italia, quotidiano vicinissimo all'ex leader di An. La direttrice, e deputata, Flavia Perina oggi in un editoriale replica duramente al giornale di Vittorio Feltri con un corsivo dal titolo «Lezioni di anticomunismo? Quando il comunismo c'era, noi eravamo in piazza: Feltri no». E nello stesso articolo sottolinea che lo stesso Berlusconi avrebbe rapidamente «smentito» e «richiamato nei ranghi» il direttore de Il Giornale. «È l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende, si diceva una volta. Lo schema è caro al Giornale — scrive Il Secolo — ma questa volta la spada di Vittorio Feltri si è trovata a menar fendenti nel posto sbagliato, tantoché Silvio Berlusconi lo ha dovuto richiamare nei ranghi in tempo reale, senza neanche dar tempo all'inchiostro di asciugarsi».  

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