Cucchi, Alfano in Senato: "Non volle avvisare la famiglia"
"Si doveva evitare che morisse. Uno Stato democratico assicura alla giustizia e può privare della libertà chi delinque ma nessuno può essere privato del diritto alla salute". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha riferito in Senato in merito al caso di Stefano Cucchi, il detenuto morto all'alba di giovedì scorso. "Tutte le nostre energie sono impegnate per accertare chi, anche con atteggiamento omissivo, abbia portato a questo tragico evento. Gli eventuali responsabili della morte deiCucchi saranno chiamati ad assumersi le proprie responsabilità senza sconto alcuno. Le notizie che mi sono state comunicate dall'amministrazione penitenziaria sono che i familiari di Cucchi per due volte sono stati presso la struttura penitenziaria dell'ospedale Pertini per parlare con Cucchi. E tutte e due le volte gli è stato richiesto di fornirsi di un permesso per visitare il detenuto". "Si è data applicazione all'accordo previsto dalle Asl secondo cui nessuna informazione può essere data a famigliari e parenti senza l'autorizzazione del magistrato. Questo divieto può essere superato dall'autorizzazione firmata dal detenuto. Da quanto si evince dalla documentazione Stefano Cucchi ha firmato per non autorizzare alla diffusione delle informazioni sulle sue condizioni di salute ai familiari". Poi il Guardasigilli, dopo aver riferito sulle circostanze che hanno portato al ricovero del detenuto, fino al giorno della sua morte per cause ancora da appurare, ha sottolineato in Aula che "sono due le grandi tranche" dell'inchiesta in corso da parte della Procura di Roma: "Una riguarda le lesioni subìte da Cucchi, per valutare se siano provocate o accidentali; l'altra - afferma Alfano - riguardo un'eventuale mancata alimentazione". Si è conclusa con una dichiarazione d'intenti molto netta l'informativa del Guardasigilli: "Non faremo sconti a nessuno, perchè i cittadini, prima di tutti i familiari di Stefano Cucchi, hanno tutto il diritto di sapere la verità e i responsabili devono essere puniti". Ma Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, nutre dubbi su alcuni passaggi della ricostruzione fatta dal ministro della Giustizia. «Voglio vedere questo foglio, che sarebbe stato firmato da mio fratello, con cui si negava l'autorizzazione a fornirci notizie sul suo stato di salute». Dopo aver ascoltato il Guardasigilli, seduta in tribuna a Palazzo Madama, la donna ritiene non veritiero anche il fatto che siano state riferite dal ministro due sole richieste di colloquio avanzate dai familiari di Stefano presso il centro penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini: «Noi siamo stati lì tutti i giorni». «Di cose non vere ne sono state dette tante - conclude Ilaria Cucchi, accompagnata dal parlamentare dell'Idv, Stefano Pedica -, ora cominciamo a vedere le carte».