Casini incontra il Cav e Bersani
Berlusconi la sua apertura l'ha fatta: «La collocazione dell'Udc è nel centrodestra e noi attendiamo fiduciosi che questo avvenga». Tanta fiducia, però, non trova altrettanto entusiasmo nelle fila dei centristi, più propensi a mantenersi liberi da alleanze. Questa comunque potrebbe essere la settimana in cui Pier Ferdinando Casini inizia a dare qualche risposta. Al Pdl ma anche al Pd. Mercoledì, infatti, il leader dell'Udc e il segretario Lorenzo Cesa si vedranno con Pierluigi Bersani mentre venerdì pomeriggio alle quattro è previsto un incontro dei due con il premier a palazzo Chigi. Al centro dei colloqui principalmente il tema delle regionali e dei possibili accordi. Ma anche, probabilmente, uno sguardo sul futuro dei rispettivi partiti. Al momento però, l'ipotesi che sembra sempre più prendere piede all'interno dell'Udc è quella di non legarsi a nessuno e di andare da soli in tutte le Regioni dove si andrà al voto a marzo. Con un obiettivo: «testare» la forza del partito immaginando di arrivare a sfiorare la soglia del 10 per cento a livello nazionale. Un risultato che, se venisse raggiunto, trasformerebbe il partito di Casini in una straordinaria calamita per tutti gli scontenti sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. In più con l'appoggio anche di tutto il mondo che ruota attorno a Francesco Rutelli. Insomma l'Udc diventerebbe un terzo «incomodo» che né Pd né Pdl potrebbero permettersi di ignorare. Un azzardo, forse. Ma visto quali sono i rapporti attuali tra i centristi e il centrodestra Pdl non costituirebbe una sorpresa. Ieri, ad esempio, c'è stato un ulteriore scontro sulla possibile candidatura del ministro leghista Luca Zaia alla presidenza del Veneto. Lorenzo Cesa, intervistato da Barbara Palombelli a «28 minuti» su Radio2, ha prima difeso l'attuale Governatore Giancarlo Galan — «se avrà il coraggio di andare da solo avrà l'appoggio dell'Unione di Centro» — e poi ha attaccato l'esponente del Carroccio: «Una cosa è certa: non sosterremo mai candidati leghisti. A Zaia con i risultati che sta avendo nell'agricoltura non gli farei fare nemmeno il sindaco del mio comune di 1500 abitanti, Arcinazzo». Immediata — e velenosa — la replica di Luca Zaia: «Le dichiarazioni dell'onorevole Lorenzo Cesa si commentano da sole. Inoltre, non posso negare che quando lo sento parlare mi viene in mente Forlani e la sua Dc e, con loro, alcuni tra gli artefici dei disastri dell'agricoltura italiana». «Tutti noi vogliamo il meglio per i nostri Comuni — ha proseguito — non capisco perché l'onorevole Cesa scelga il suo comune d'origine come luogo in cui far operare persone con poca o punto competenza. Sarà che ho cominciato come consigliere provinciale, ma ho sempre avuto un grande rispetto per i Sindaci e tutti gli amministratori locali, che sono tra i più autentici rappresentati dei territori e delle istanze della nostra gente. Quanto al mio operato come ministro per me parlano i fatti e il consenso sempre più ampio che trovo tra gli agricoltori e cittadini. Mi piacerebbe conoscere le competenze di Cesa in materia». Scontri, battibecchi che lasciano poco spazio a una possibilità di accordo. Ma l'Udc si lascia aperta anche un'altra porta per dire quale strada intende seguire, gli stati generali programmatici del 21 e 22 novembre. Potrebbero essere l'ultima chiamata per eventuali accordi.