«Nella Consulta deve esserci il diritto a dissentire»
Anzi,il voto segreto rischia di diventare un alibi per l'incoerenza». Il giudice della Corte Costituzionale, Paolo Maria Napolitano, auspica una «operazione di trasparenza». E, in un'intervista all'Ansa, chiede che la Consulta abbandoni la votazione segreta e, soprattutto, che al giudice in disaccordo con la maggioranza del collegio sia data la possibilità di esprimere la propria opinione dissenziente. «Non parlo in riferimento alla recente sentenza della Corte che ha dichiarato l'incostituzionalità del "lodo Alfano" - premette Napolitano -. Esiste una questione di carattere generale: quando si giudica una legge è impensabile procedere con la categoria del "vero-falso", altrimenti si rischiano sempre guerre di religione». Sessantacinque anni, romano, una lunga carriera alle spalle come funzionario al Senato, ex capo dell'ufficio legislativo di Gianfranco Fini, consigliere di Stato, Napolitano è stato eletto giudice costituzionale tre anni fa dal Parlamento, su indicazione del centrodestra. Nei mesi scorsi, assieme al giudice Luigi Mazzella, è finito nella bufera per aver partecipato a una cena assieme al premier Silvio Berlusconi e, tra gli altri, al Guardasigilli Angelino Alfano qualche tempo prima che la Corte si pronunciasse sul lodo che sospendeva i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato. «È impensabile ritenere che 15 giudici possano sempre esprimersi all'unanimità. Se ciò avvenisse - sostiene Napolitano - sarebbe una preoccupante mancanza di pluralismo culturale. Non consentire l'opinione dissenziente significa ritenere il giudizio di costituzionalità quasi un processo deterministico, per cui da una certa norma sottoposta a giudizio possa emergere una sola decisione, quella adottata. Così non è. La Costituzione contiene tanti valori e le decisioni non possono rientrare nell'unica categoria del "vero-falso", piuttosto sono il frutto di una valutazione complessiva di valori e categorie». Del "lodo Alfano" non c'è proprio verso di farlo parlare, ma Napolitano resta dell'idea che abbandonando la categoria del 'vero-falsò si eviterebbero guerre di religione. Questo significa che se fosse stata già in vigore l'opinione dissenziente in occasione della decisione del lodo la Corte non sarebbe stata bersaglio di accuse o polemiche politiche? «Forse, se vi fossero stati giudici contrari ed essi avessero potuto esprimere i motivi del loro dissenso la polemica si sarebbe svolta più a livello giuridico che politico».