E adesso i Democratici temono la rinascita della Margherita
Dopoieri, però, è diventata di stringente attualità. Il diretto interessato, nella sua intervista al Corriere, non ha dato indicazioni limitandosi a rispondere che «è troppo presto per parlare di nomi, di finanziamenti e di sedi», ma ieri pomeriggio ha comunque riunito gli unidici firmatari del documento «Cambiamento e buon governo» per organizzare il nuovo movimento (si parla già di 2000 adesioni e di una manifestazione nazionale a dicembre). Certo, viste le premesse, la strada sembra piuttosto in salita. Paola Binetti ed Enzo Carra si sono immediatamente sfilati. Luigi Bobba non sembra intenzionato a lasciare il Pd. Linda Lanzillotta, per ora, sarebbe in una fase di riflessione. E quindi l'ipotesi di dar vita ad un gruppo autonomo a Camera è Senato resta piuttosto lontana. Certo, ci sarebbero i transfughi dell'Idv (si fanno i nomi di Pino Pisicchio e Aurelio Misiti), i Liberaldemocratici (Daniele Melchiorre, Italo Tanoni e Ricardo Antonio Merlo) e magari Bruno Tabacci e Savino Pezzotta, ma c'è ancora da lavorare. Anche se a preoccupare veramente i Democratici non è il gruppo rutelliano in fase di costruzione quanto la possibile rinascita della Margherita. Sempre nell'intervista, infatti, Rutelli parla del partito che ha fondato e guidato ma non come una realtà morta e sepolta, bensì come una forza la cui attività è stata «sospesa». E non sbaglia. Formalmente la Margherita è viva e vegeta al punto che deve ancora ricevere rimborsi elettorali per le passate elezioni. Soldi veri che vanno ad accompagnarsi ad un contratto di affitto per l'attuale sede del Pd a Sant'Andrea delle Fratte e la proprietà del quotidiano Europa con relativi contributi pubblici. Rutelli è stato l'ultimo presidente federale della Margherita e quindi il controllo di tutto questo passa dalle sue mani. E da quelle dell'ultimo tesoriere Dl Luigi Lusi. Che a norma di statuto è anche il «rappresentante legale e giudiziale» del partito. Non solo, ma cessa l'incarico solo «con la nomina del successore» e può essere «revocato dall'Assemblea federale con maggioranza assoluta qualora ne faccia richiesta il Presidente federale». Ora la domanda nasce spontanea: cosa accadrebbe se Lusi andasse con Rutelli? Lo scenario forse, è fantapolitico, ma esiste. La Margherita potrebbe risorgere dalle sue ceneri anche solo per impedire all'ex sindaco di Roma di appropriarsi dell'intera torta. In realtà Rutelli ha già detto che ciò non succederà e, anzi, l'ipotesi più probabile è che i fondi che ancora ci sono vengano divisi tra i partiti fondatori (Ppi, Rinnovamento italiano e I Democratici). E comunque fanno notare al Nazareno, c'è un accordo secondo cui il presidente del Copasir non potrebbe usufruire del simbolo. Ma anche qui c'è un piccolo giallo. All'atto di nascita del Pd, la lista «Civica per il governo del Trentino» ha ottenuto di poter mantenere la propria autonomia. Anche nell'utilizzo del simbolo che è, appunto, una Margherita. La lista è quella guidata da Lorenzo Dellai che oggi è saldamente al fianco di Rutelli. Nic. Imb.