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Lega all'assalto di Palazzo Chigi

Bossi

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Quando di mezzo ci sono i soldi, si sa, non ci sono vincoli di amicizia e parentela che tengano. Figurati se possono reggere quelli di coalizione. Ma ciò che è accaduto il 27 ottobre nella commissione Bilancio della Camera, probabilmente, va ben oltre una questione di denaro. La notizia, secca, è questa: la Lega ha votato contro un provvedimento di Palazzo Chigi. Ma in realtà la vicenda è più complessa. Per capirla bisogna risalire fino al 7 ottobre quando la commissione presieduta dal leghista Giancarlo Giorgetti inizia l'esame dello «Schema di decreto del presidente del Consiglio dei ministri di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'Irpef devoluta alla diretta gestione statale per il 2009».  I parlamentari devono dare un parere sul testo. Ma si capisce subito che qualcosa non funziona. Il capogruppo del Carroccio Massimo Bitonci interviene è punta il dito contro il fatto che il provvedimento in esame si interessi al tornado che, in giugno, ha colpito Riese Pio X in provincia di Treviso. Anche perché ci sono interventi a favore dei terremotati abruzzesi e, sottolinea, nel capitolo «calamità naturali» si aggiungeranno gli alluvionati di Messina. Insomma, secondo la Lega, sembra esserci una certa disparità Nord-Sud. E Bitonci individua anche i «colpevoli». «Al riguardo - si legge nel verbale di seduta -, ritiene che il sottosegretario Letta e il presidente Galan avrebbero dovuto dimostrare maggiore sensibilità nei confronti della tragedia che ha colpito il Veneto». Ma se l'attacco al governatore è nella norma, particolare clamore desta quello a Letta. Anche perché il parere espresso dalla commissione è un atto formale, in alcun modo vincolante. L'impressione quindi, è che ci sia un chiaro messaggio politico. Infatti venti giorni e sei riunioni dopo, la posizione degli uomini di Bossi non è affatto cambiata. Eppure al parere sono state aggiunte alcune condizioni tra cui quella di garantire un «maggiore equilibrio territoriale fra le macro-aree del Paese nel perseguimento di ciascuna delle finalità». Non basta e infatti il parere viene approvato con i voti favorevoli di Pdl, Pd, Minoranze Linguistiche e Udc. Mentre Lega (4 esponenti su 5 visto che il presidente Giorgetti non vota), Idv e Mpa sono contrari. Nel gruppo del Popolo della libertà non ci sono dubbi: l'obiettivo è Letta. Dopotutto il 5 ottobre (due giorni prima dell'inizio della discussione in commissione Bilancio) il ministro leghista Roberto Calderoli, intervistato dal Corriere della Sera, aveva parlato chiaro: se cade il governo si va al voto «il Gran Visir dei poteri forti non l'avrà vinta». Mentre il 26 ottobre (proprio il giorno prima del voto contrario), lo stesso Calderoli, su Repubblica, aveva attaccato le dichiarazioni di Letta sul taglio dell'Irap: «Accetto che al governo siedano dei tecnici, ma le dichiarazioni su una cosa importante come l'Irap le deve fare un politico, mica un non eletto». La risposta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio non si è fatta attendere. Due giorni fa, dall'Aquila, è arrivato il sostegno a Galan: «Dipendesse da me, il presidente del Veneto sarebbe straconfermato». La battaglia prosegue.

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