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D'Alema nella Ue, ma "pesa" il suo essere filo-palestinese

Massimo D'Alema

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L'unico nome italiano che circola da giorni è infatti quello di Massimo D'Alema, grande elettore del neo segretario del Pd. Immediata la reazione dell'ex vicepremier che ieri sera ha detto di essere «grato al governo» e «onorato» per essere entrato nella «short-list» delle candidature alla poltrona di «ministro degli Esteri» dell'Europa, una delle due nuove figure forti prevista dal Trattato di Lisbona accanto a quella di presidente stabile dell'Ue. «Forzatamente assente» dal Consiglio europeo (causa scarlattina), con una nota diffusa da Palazzo Chigi Berlusconi ha fatto sapere di aver seguito «l'evoluzione dei contatti» sulle nomine istituzionali attraverso il ministro degli Esteri Franco Frattini. E che «qualora emergesse in concreto la possibilità per l'Italia di ottenere l'assegnazione di una di quelle cariche, il governo valuterà con serietà e responsabilità le candidature capaci di assicurare all'Italia un incarico di così alto prestigio». Pochi minuti prima — nella conferenza stampa di chiusura del summit europeo — anche Frattini non aveva del tutto chiuso la porta: «Valuteremo tutti i nomi che saranno presentati, dal primo all'ultimo», senza alcun pregiudizio di appartenenza politica, aveva spiegato. In Europa comunque i socialisti e democratici hanno già fatto sapere di voler puntare proprio alla poltrona di ministro degli Esteri, silurando di fatto la candidatura alla presidenza del laburista Tony Blair. «È un ruolo che deve essere della famiglia socialista e democratica per controbilanciare Barroso, visto che l'Alto rappresentante sarà anche vice presidente della Commissione Ue», ha ricordato anche ieri Tony Robinson , portavoce del capogruppo Martin Schultz. Massimo D'Alema «sarebbe un eccellente candidato — ha detto il portavoce — ma tra altri eccellenti candidati: la sinistra ne ha parecchi, non c'è un solo nome». In effetti in pista, da giorni, c'è anche il nome forte del giovane capo della diplomazia britannica, David Miliband. È vero che Miliband ha fatto sapere di non essere disponibile, ma la sua potrebbe essere semplicemente una smentita di circostanza per non affossare definitivamente l'ipotesi Blair. La partita insomma è ancora tutta da giocare, ma da ieri la candidatura di D'Alema ha assunto il crisma dell'ufficialità. Questo anche se fonti della Farnesina hanno fatto notare che l'ex ministro non è una figura particolarmente gradita ad Israele er il suo essere filopalestinese. E hanno ricordato la famosa «passeggiata» con i leader di Hezbollah.

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