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Confindustria, i giovani tifano Tremonti

Giulio Tremonti

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CAPRI - "Fa bene Tremonti a tenere ferma la barra del rigore è ancora presto per allargare i cordoni della spesa»; «Non mi fido del partito della spesa»; «In Italia c'è una lunga tradizione di spesa pessima, il rischio reale è di creare altri sprechi". I giovani di Confindustria, riuniti a Capri per il tradizionale appuntamento, dal titolo «Mediterraneo, dall'Europa al Golfo, la rotta verso nuovi orizzonti». tifano per il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Si dicono preoccupati per il «prevalere del partito della spesa» e ritengono che occorre ancora mantenere sotto osservazione i conti pubblici, «almeno fino a quando non ci saranno segnali che la ripresa si è consolidata». Dal settore dei servizi, al manifatturiero, alle costruzioni e ad attività di nicchia, i giovani imprenditori non nascondono di temere «facili ottimismi» che potrebbero indurre ad abbassare la guardia sul rigore nei conti pubblici. «Fa bene Tremonti a essere rigido, non possiamo permetterci di far aumentare ancora il debito. E poi si sa, gli italiani sono portati a sprecare e temo proprio, che se passa la linea della spesa, i soldi non andranno allo sviluppo ma alle clientele» dicono in coro Giuseppe Pastore, presidente dei giovani della Confindustria di Latina a capo di un'azienda di servizi all'industria e Fausto Bianchi, ad di una società di intermediazione assicurativa di Latina. «I segnali di ripresa sono ancora deboli, incerti» dicono entrambi. «Spesa solo con progetti mirati, guai ad alimentare gli sprechi» sostiene Alberto Righini, costruttore di Pavia e vicepresidente dei giovani dell'Ance. «I fondi pubblici non devono disperdersi in mille rivoli» aggiunge Alfredo Letizia, altro costruttore di Napoli e presidente dell'Ance giovani. Per Marco Pontecorvo con un'impresa manifatturiera a Salerno, «non si può ancora parlare di ripresa. La crisi si è arrestata, si vede la luce alla fine del tunnel ma siccome non ci sono ancora certezze, occorre essere vigili e cauti». E il taglio dell'Irap? Inaspettatamente per i giovani interpellati non è una priorità. «Sulle aziende la pressione fiscale è ancora elevata ma se tagliare l'Irap subito significa far salire il debito pubblico sicchè subito dopo il governo è costretto a fare una manovra correttiva, bè allora, pensiamoci bene» afferma Michele Zucca, un'azienda di componenti per mobili a Pesaro. E Filippo Delle Piane, vicepresidente giovani Ance, costruttore a Genova: «Il problema non è l'Irap ma le imposte sul lavoro molto alte». Paola Pietrantonio, presidente dei giovani di Benevento, un'impresa di servizi, è categorica: «Finchè non si trova un freno agli sperperi, meglio il rigore di Tremonti. Finora l'Irap è servita a finanziare i buchi regionali e non ha migliorato i servizi. Quindi il nodo non è spesa sì o spesa no ma come si spende. E soprattutto è ora di rimettere in moto i consumi abbassando le imposte sul reddito fisso». C'è chi come Agostino Bruno, con una impresa molitoria a Cosenza e presidente di Facebook, incalza: «Bisogna dare una spinta con la spesa quando la ripresa accelera».

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