Tremonti trova i soldi per Roma
Irap, accordo fatto per il mini-taglio
L'accordo c'è. Bisogna solo limare gli ultimi particolari, i dettagli tecnici. Ma alla fine Roma ha riottenuto i 500 milioni che gli spettavano dal governo e che Giulio Tremonti aveva provato a togliergli con l'ultima Finanziaria. Il ministro del Tesoro ha messo «sul piatto» caserme e palazzi del ministero della Difesa, quasi tutti in centro, che saranno ceduti direttamente al Campidoglio per un valore che potrebbe addirittura superare quello previsto. Una trattativa iniziata la settimana scorsa e che si è praticamente conclusa martedì sera nell'incontro al quale hanno partecipato Giulio Tremonti, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il sottosegretario Guido Crosetto, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, l'assessore comunale al bilancio Maurizio Leo e il senatore del Pdl Andrea Augello. Una riunione di circa due ore, alla Camera, e che ha di fatto ridato alla capitale i finanziamenti che gli erano stati tolti. Giulio Tremonti è arrivato all'appuntamento cosciente di non poter più fare la voce grossa e di comportarsi da «super ministro» dell'economia. Troppe le sconfitte personali subite negli ultimi giorni, dall'abbandono della Lega alla freddezza di Berlusconi fino all'emendamento taglia Irap presentato praticamente da tutto il Parlamento, maggioranza e opposizione per la prima volta unite. La via d'uscita trovata dal Tesoro è stata quella di cedere al Comune gli immobili del ministero della Difesa che ormai avevano perso la loro destinazione d'uso. Si tratta di caserme e palazzi che si trovano nel «cuore» della città e sui quali da anni aveva messo gli occhi l'amministrazione comunale. Edifici che, nei progetti, potranno essere trasformati in parcheggi ma anche in residenze di lusso, alberghi, centri congressi. Martedì sera Giulio Tremonti e Ignazio La Russa hanno sottoposto al sindaco e all'assessore al bilancio il lungo elenco di beni che il Tesoro è disposto a cedere e il cui valore catastale potrebbe addirittura superare i 500 milioni. Alemanno, Leo e Augello li hanno «spulciati» attentamente, hanno fatto i loro calcoli e poi hanno dato il via libera all'operazione. «Se questo è l'accordo — hanno risposto al ministro — per noi va bene». Il valore degli immobili si trasformerebbe subito in denaro contante perché la Cassa Depositi e Prestiti, con la garanzia di quei palazzi, erogherebbe subito al Comune di Roma i 500 milioni. Ma il vero «affare» il Campidoglio lo farà con la valorizzazione di quegli edifici, un'operazione che porterà in dote molto di più di quello che è il loro valore catastale. Parte di quegli incassi serviranno a rimborsare il debito, una parte sarà «girata» al ministero della Difesa e un'altra resterà invece nella disponibilità del Comune di Roma. Ma la «partita» con il ministero del Tesoro non è finita qui. Perché al Senato c'è sempre l'emendamento presentato dal senatore Andrea Augello che chiede anche il ripristino dei 340 milioni di euro per il triennio 2010-2012 per gli investimenti destinati a Roma Capitale. Anche su quelli era calata la scure di Tremonti e anche su quelli il ministro è dovuto tornare indietro. Ma in questo caso la soluzione è stata rinviata al momento della discussione della Finanziaria alla Camera. Cioè quando si saprà con maggiore esattezza a quanto ammonta il gettito arrivato con lo scudo fiscale e quanto valgono con precisione i palazzi della Difesa ceduti al Comune. Quello che dovesse «eccedere» dai 500 milioni verrà dirottato sugli investimenti. Chiuso il confronto con Giulio Tremonti ieri è toccato al sottosegretario Giuseppe Vegas definire gli ultimi dettagli: «Il problema di Roma Capitale? Si sta risolvendo».