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L'ultima trovata di Santoro I trans per attaccare il premier

Marco Travaglio e Michele Santoro

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Dobbiamo delle scuse a Santoro. Non lo credevamo capace di tanto: avevamo ipotizzato potesse voler tutelare il dolore privatissimo della famiglia Marrazzo, dedicando magari la puntata alle barbabietole dell'Uganda. Invece lui, dopo averci mandato a dire nei giorni scorsi di non «aver bisogno di suggeritori», ha aperto "Annozero" annunciando solennemente che «chi non vuole che i bambini sentano certe cose cambi canale». E con spietatezza, anzi con voluttà efferata, ha calpestato il cadavere politico dell'ex governatore del Lazio per tirare fuori, guarda tu, il feticcio di Berlusconi, come un prestigiatore da vaudeville chiama l'applauso con il vecchio coniglio nel cilindro. Già nel sermoncino pre-sigla, neanche fosse un anti-testimonial di compagnie telefoniche, invitava il premier a brevi chiamate in tv, e a palesarsi nella sua arena, perché ci «sarebbe grandissima attesa con lui qui, come con Italia-Brasile». Pelè Santoro, modesto come lo conosciamo, ha vivisezionato le debolezze private di Marrazzo per sostenere la tesi che «chi subisce un ricatto e ha un ruolo istituzionale, se non lo denuncia, deve dimettersi. E non vale solo per Piero». Travaglio, fresco di contratto Rai, riesce nella mirabile acrobazia dialettica di collegare lo stalliere Mangano con l'eros cupo di via Gradoli, Provenzano con Brenda, Mills con le polveri proibite. Si fa per dire, ma lui lo dice sul serio, L'obiettivo non è scoperchiare il verminaio sui viados e i vip, ma sollecitare la cacciata del presidente del Consiglio. Chapeau. Per arrivare a tanto, ci vuole un'ora buona di trasmissione: nella quale l'audience è garantita da una serie di espedienti oltre il limite della decenza, come la "ricostruzione" da docu-fiction del famigerato video con Marrazzo in deshabillé. Due attori, immagini sfocate e tutto è sottratto alla fatica dell'immaginazione: quella stessa che poco prima era stata sollecitata nella dettagliata descrizione dell'inviato di "Oggi", Giangavino Sulas, il primo ad essere avvicinato, nell'estate scorsa, dai carabinieri presunti ricattatori. Con sapienza cronistica, ecco evocato il tinello, le parole della vittima, i particolari più scabrosi. Il climax è quella frase attribuita a Marrazzo e rivolta ai ricattatori :«Non mi rovinate, ragazzi! Ci sono i giornalisti qui sotto?». Poi ecco il giro sui marciapiedi, dove i professionisti del sesso ci sottolineano che a lui, il politico caduto in disgrazia, «piacciono i festini», ma solo «quelli dove ci si tocca un po', si sniffa», perché «quello è bisognoso di coccole, lo abbracci forte e va bene così». Uno scempio che neanche le poiane sopra una carcassa nel deserto, e compiuto da una redazione che in teoria dovrebbe essere solidale con la collega Serdoz e con la sua bambina. Volano cifre colossali, dai 200 ai 500 mila euro, chiesti dagli estorsori per quel reperto video che nessuno avrebbe dovuto conoscere, e che ora potremmo tutti raccontare a memoria, grazie al sex-show in prima serata. Altri nomi? I trans ci rivelano che con loro vanno «in tantissimi, tra i famosi, anche donne importantissime, meravigliose». Ce n'è uno in studio, non è Natalie, ma Kristal, corposa portavoce dei transessuali di Padova (?): fa sociologia genitale, ma con più pudore dei protagonisti di "Annozero". Per loro, l'abissale e mortificante disintegrazione di Marrazzo è l'espediente di sceneggiatura per mettere nel mirino il supercolpevole di tutte le malefatte d'Italia: quel Berlusconi che pure "avvisa" l'altro, e che - da imprenditore - decide di non far pubblicare dai suoi periodici le immagini che rovinerebbero un politico della parte avversa. Ma naturalmente i giorni che intercorrono tra la presa in visione del video e la chiamata di Silvio a Marrazzo, per Mikhail e i suoi sono una prova patente di quell'evergreen che è il «conflitto di interessi», e una chiamata di correità non solo morale. C'è la richiesta di dimissioni di Berlusconi per la storia delle escort (un paradosso santoriano dei più raffinati), e l'elencazione di giornalisti che «sapevano», ma che per qualche insondabile verità nascosta, hanno taciuto, tardato, obbedito. Davvero tante scuse, Mikhail. Ti auguriamo un boom di audience. Meglio di «Distretto di polizia» o dei «Ris». Suspence, azione, fiction. Ma il solito assassino.  

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