"Ai viados tolti anche i videogiochi"
Le lacune di Piero al vaglio dei pm
Anche una playstation. Pare che rapinassero di tutto i quattro carabinieri arrestati con l'accusa di aver ricattato l'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, per il video-scandalo con un trans in un appartamento di via Gradoli, sulla Cassia. Stando alle indiscrezioni che vengono fuori dalla comunità di omosex brasiliani, concentrata nell'area nord di Roma, i «militari infedeli» erano i loro predoni: si sarebbero appropriati di soldi, computer e anche profumi. Stando alle testimonianze, alcune razzie risalirebbero a un anni fa. I carabinieri del Raggruppamento operativo speciale stanno cercando di ricostruire la presunta attività parallela del quartetto, in servizio alla Compagnia Trionfale. Sospettando che non agissero da soli, ma avessero dei complici, forse anche sedicenti carabinieri. Finora hanno sentito una quindicina di viados, la maggior parte di loro sono clandestini, senza permesso di soggiorno. Condizione che li avrebbe resi vulnerabili, specie agli occhi dei quattro. Dicono: «Ci rapinavano perché siamo clandestini, privandoci di denaro e oggetti, anche delle playstation». Ma non di droga, almeno questa è l'impressione ricavata dal Ros nel corso di questi primi accertamenti. A passare lo stupefacente ai trans brasiliani sarebbe stata un'altra persona, Gian Guarino Cafasso, il pregiudicato morto a settembre per un arresto cardiaco mentre si trovava in un hotel sulla Salaria in compagnia di un brasiliano. Anche sul suo conto il Ros sta facendo verifiche. Il curriculum di Cafasso è noto alle forze dell'ordine: spaccio di droga e anche sfruttamento della prostituzione. Un settore che il pregiudicato, detto Rino, non avrebbe abbandonato del tutto, rifornendo i transessuali di cocaina. E il business doveva rendere bene. Sono diverse le operazioni di carabinieri e polizia nelle quali i trans incappano come grandi consumatori di polvere. E non solo per loro. Spesso lo stupefacente serve anche per i clienti durante gli incontri. Gli interrogativi che pendono su Cafasso riguardano i suoi rapporti con i quattro carabinieri. Lui era un loro informatore, segnalava traffici e persone nuove sul territorio. Nell'ordinanza di custodia cautelare, il giudice Spinaci lo spiega bene parlando dei carabinieri Carlo Tagliente, Luciano Simeone e del maresciallo Nicola Testini: «Nel corso di spontanee dichiarazioni - si legge - Tagliente, Simeone e Testini hanno affermato concordemente di avere ricevuto verso la fine del luglio del 2009 da un loro confidente e gravitante nel mondo dei transessuali, tale Gian Guarino Cafasso un filmato su cd nel quale era ripreso il presidente Marrazzo in compagnia di un transessuale in atteggiamenti ambigui e nel quale veniva ripresa anche della polvere bianca. Il Cafasso aveva chiesto loro di aiutarlo a venderlo e dopo la morte del Cafasso avevano continuato con trattative condotte con l'aiuto del quarto carabiniere, Antonio Tamburrino, anche attraverso il suo amico fotoreporter Max Scarfone con i rappresentanti di una agenzia di Milano, con i quali era infine stato raggiunto l'accordo per 50 mila euro. Pochi giorni prima della perquisizione (il 20 ottobre scorso, ndr ) si erano accorti di probabile indagine nei loro confronti di colleghi appartenenti al Ros e avevano perciò deciso di distruggere i cd contenenti il filmato». La Procura di Roma vuole capire se filmare i vip coi trans e poi ricattarli era un sistema rodato, usato anche con altre vittime. E quindi s'indaga, per accertare se oltre a Marrazzo sotto ricatto c'erano altri personaggi famosi. Politici, attori, calciatori, nomi sussurrati dagli stessi trans dell'appartamento di via Gradoli.