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Rutelli vede Casini ma della scissione neanche l'ombra

Francesco Rutelli

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Basta scrutare il «pubblico» riunito nelle scuderie di Palazzo Ruspoli per avere l'idea del momento che sta attraversando Francesco Rutelli. Tantissimi giornalisti, molti uomini del suo staff, pochissimi parlamentari del Pd. Anzi, a ben guardare, c'è solo Gianni Vernetti, deputato piemontese, e fedelissimo dell'ex sindaco di Roma. Sono rimasti a casa Paola Binetti e i teodem. E anche Donato Mosella, non si vede. Certo, questo non vuol dire che la distanza tra loro e Rutelli sia aumentata, ma nel giorno in cui il presidente del Copasir presenta il progetto che potrebbe portarlo lontano dal partito che ha contribuito a fondare, era lecito aspettarsi un parterre un po' più ricco. In compenso ad accompagnare Rutelli nella sua nuova avventura (e sul tavolo dei relatori) ecco spuntare Bruno Tabacci, il presidente della Camera di Commercio di Roma Andrea Mondello, Vilma Mazzocco (presidente di Federsolidarietà e referente per il mondo del Terzo Settore), il presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai e Giuliano da Empoli, politologo e assessore alla cultura del comune di Firenze. Ma il documento di una paginetta che viene consegnato ai presenti è firmato anche dal sindaco di Venezia Massimo Cacciari, da Linda Lanzillotta, dal presidente di Cariplo Roberto Mazzotta, dall'ex sindaco di Parma ora presidente del consiglio comunale Elvio Ubaldi e da Giuseppe Vita (presidente onorario di Deutsche Bank, del Cda del gruppo Banca Leonardo e del Cda di Ras). Eccoli qua i «Rutelli boys» anche se il senso di tutta l'operazione è racchiuso in una frase di Tabacci: «Siamo un'associazione che dovrebbe essere apprezzata dal Pd e da Casini perché anche noi lavoriamo per un'alternativa credibile». Insomma, per ora ognuno resta al suo posto, nessuno lascerà niente, anche se l'obiettivo resta quello di «costruire una nuova offerta politica». «Un serio progetto politico democratico, liberale, popolare, di cambiamento e buongoverno». Dopotutto, è l'analisi dei «rutelliani», «se vogliamo realizzare una moderna democrazia» bisogna «impegnarsi per non accrescere l'asprezza del conflitto: la maggioranza degli italiani non condivide che esso degeneri in disprezzo, confusione e inconcludenza». Come aveva già fatto martedì, quindi, Rutelli si produce in ciò che meglio gli riesce: annunciare una scissione che per ora non si compirà. «Dopotutto - commenta un deputato del Pd dietro promessa di anonimato - se se ne va quando gli ricapita tutto questo clamore mediatico». Sarà, ma intanto ieri, l'ex sindaco di Roma ha incontrato a Montecitorio Pier Ferdinando Casini. I due sono rimasti un'ora nello studio del leader dell'Udc e al termine si sono prodotti in sorrisi e strette di mano («È stato un incontro positivo, mi pare che Rutelli stia lavorando bene» ha commentato Casini). In ogni caso, almeno per ora, non ci sarà nessun gesto clamoroso. L'«armata» rutelliana non è ancora sufficientemente forte e il colpo grosso a cui si starebbe lavorando è quello di convincere il presidente dell'Antimafia Beppe Pisanu a fare le valige e abbandonare il Pdl. Sognare, in fondo, non costa nulla.

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