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Regione, si vota il 28 marzo

Da sinistra il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo con il premier Silvio Berlusconi

Non ricattavano solo Marrazzo

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Qualcuno aveva parlato di «soluzioni papocchio» invocando «il voto anticipato a gennaio»; altri si sono spinti fino a paventare un «mini golpe» del vicepresidente Montino, chiedendo di «andare subito alle urne senza piroette», accusando il Pd di volere «una regione ereditaria». E anche in Campidoglio qualcuno era intervenuto invocando l'immediato ricorso al voto. Ma con poche parole dette a Bruno Vespa per il libro «Donne di cuori», il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi spariglia le carte nel dibattito sulla data delle elezioni regionali nel Lazio dopo lo scandalo che ha investito l'ex governatore Piero Marrazzo. «Credo - ha detto il premier - che le elezioni del Lazio debbano tenersi alla data stabilita insieme con quelle delle altre regioni. Anticiparle non avrebbe senso». La dichiarazione prende in contropiede e spiazza i tanti esponenti del Pdl e del centrodestra del Lazio che sin dagli istanti successivi alla decisione di Marrazzo di autosospendersi, presa nella prospettiva di far arrivare la legislatura regionale a scadenza naturale, avevano invocato il ricorso immediato alle urne senza attendere l'election day del 27 e 28 marzo. Ora le parole del premier spingono molti, nel Pdl, a un prudente riallineamento. E già c'è qualcuno che smentendo quanto detto da lui stesso qualche giorno fa oggi è pronto a dichiarare che «il 3 o il 27 marzo non fa nessuna differenza». Il Consiglio regionale rimarrà in carica fino alle elezioni. Tra i provvedimenti importanti da adottare c'è il bilancio. Ieri alla Pisana è stata letta la lettera di dimissioni di Marrazzo. Poi si è aperto il dibattito in Aula. Molte le prese di posizione e gli attestati di solidarietà all'ex governatore, anche dallo schieramento avverso. Il vicepresidente della Giunta Esterino Montino ha assicurato che «gli atti saranno di carattere ordinario. Se ci saranno atti straordinari sarà mia cura consultare le opposizioni. Pensare che vogliamo arrivare al 28, 29 di marzo perchè vogliamo stare dove siamo e fare chissà quali delibere è un grosso errore. Occorre senso delle istituzioni». Il capogruppo An-Pdl Antonio Cicchetti ha voluto esprimere «l'esigenza morale di stare vicino a chi sta nella polvere anche quando non ne condivido le condotte di vita, che non possono essere sempre esemplari. Questo non può far dimenticare quattro anni durante i quali l'attività di questa maggioranza è stata scarsa e di bassa qualità». Cicchetti ha dato anche la propria disponibilità a votare un bilancio «scheletrico», ossia non inondato di normative, e condiviso. Piena solidarietà a Marrazzo dal punto di vista umano è arrivata anche da Fabio Armeni, capogruppo Forza Italia-Pdl. «Non abbiamo richiesto le dimissioni di Marrazzo ma un atto di chiarezza istituzionale e di coerenza». Però Armeni si è detto contrario a concordare il bilancio, chiedendo di accelerare i tempi per le elezioni. Poi ha preso poi la parola Enrico Fontana, capogruppo di Sinistra e Libertà: «È importante ascoltare parole di solidarietà a Marrazzo - ha detto - è un segno di stile di tutta la classe politica regionale». Aldo Forte, capogruppo Udc, invece ha messo il dito nella piaga, sottolineando i nodi irrisolti: «Finiamo questa legislazione senza aver approvato un piano sanitario, energetico, dei trasporti e dei rifiuti». Il Pd, invece, ha preferito sottolineare quanto di buono fatto dall'amministrazione Marrazzo. Claudio Moscardelli, vicecapogruppo Pd, ha elogiato la scelta dell'ex governatore di dimettersi: «È un atto di sensibilità e responsabilità». Moscardelli ha ricordato «che il Lazio per primo ha previsto un pacchetto anti crisi a sostegno delle imprese e delle fasce più deboli, attraverso provvedimenti come il reddito minimo garantito e il piano casa». Ad assicure un clima sereno ci ha pensato Donato Robilotta, capogruppo Socialisti Riformisti-Pdl: «Nessuno di noi ha intenzione di fare la campagna sulla vicenda personale di Marrazzo che deve restare fuori dalla campagna elettorale».

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