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La Lega scarica Tremonti: non deciderà più da solo

Giulio Tremonti

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Tremonti ridimensionato e di fatto commissariato. È questo la soluzione individuata dai vertici del Pdl e dai capigruppo d'accordo con Berlusconi per dirimere il braccio di ferro tra il ministro dell'Economia e il premier. Giulio Tremonti sarà alla guida di un comitato di politica economica di cui faranno parte anche i coordinatori e i capigruppo del Pdl e che dovrà essere coinvolto nelle decisioni. La soluzione del risiko di governo arriva a fine pomeriggio. Il verdetto dei vertici del Pdl cade sulla testa di Tremonti come la lama di una ghigliottina. Il ministro dell'Economia avrà la «presidenza» di una «consulta economica» all'interno del partito, un nuovo organismo che sarà creato proprio per aprire una stagione di dialogo sulla politica economica nel quale entreranno i tre coordinatori e i capigruppo. Una sorta di «cabina di regia» per «condividere» la politica economica e un «patto di concertazione» tra il ministro e Berlusconi. Tutto questo si può riassumere in una sola parola: commissariamento.   E, paradosso della situzione, è che a offrire la testa di Tremonti, a favorire il suo ridimensionamento, è stato colui che fino a poche ore fa era indicato come il suo principale alleato, cioè Bossi. La posta in gioco di questa complicata partita di poker politico sono le Regionali. A questo punto, è quello che circola nel Pdl, la Lega può davvero alzare il tiro e puntare alla Lombardia dove pare sia pronto, per la poltrona di governatore, Castelli. Questo candidato, il più berlusconiano tra i leghisti, sarebbe in grado di convincere anche il premier. Ma facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati a questo punto. Nel pomeriggio i coordinatori del Pdl, Bondi, La Russa e Verdini, insieme ai capigruppo Gasparri e Cicchitto, mettono a punto, in collegamento costante con il premier a Arcore, quella che appare l'unica soluzione possibile. L'obiettivo è di fissare i paletti all'autonomia decisionale di Tremonti sulla politica economica e arrivare a un coinvolgimento («la concertazione») dei vertici del partito. Il che significa che nessuna iniziativa autonoma, come è stato per le dichiarazioni sul posto fisso e sull'Irap, gli sarà più consentita. Come si è arrivati a questo? Il futuro di Tremonti è stato deciso quando Bossi ha detto che c'era un tentativo di farlo fuori ma che lui lo avrebbe protetto. Non era una copertura ma un modo per dire tra le righe che lo ha preso in ostaggio. Bossi ha capito che «l'amico» Giulio è in difficoltà, ha capito che ha alzato troppo il tiro e che si è messo contro quasi tutto il partito, prima con l'uscita sul posto fisso e poi con il no al taglio dell'Irap. Ma soprattutto che ha fatto il grande errore di sfidare Berlusconi reclamando totale autonomia sul fronte della politica economica. Isolato dentro il partito e nel governo, Tremonti può contare solo sull'appoggio della Lega. Un'occasione che Bossi non si lascia sfuggire. Ieri il chiarimento, quello vero, in due incontri separati: Berlusconi prima vede Bossi e poi Tremonti. In serata il portavoce Bonaiuti dice che «è stato chiarito ogni equivoco» poi dal Pdl si fa filtrare che il premier ha ribadito la sua fiducia al ministro e da via XXSettembre che Tremonti «è soddisfatto» del colloquio. A dimostrare che tutto è tornato a posto si lascia trapelare che il ministro avrebbe illustrato al premier alcune idee per lo sviluppo economico. Ma è davvero tutto a posto?

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