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I collaboratori pronti a cercare lavoro altrove

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Isolchi delle occhiaie più scavati, sarà forse un'impressione, o saranno le luci che si accendono nel cortile del palazzo della Giunta alle 5 di sera. Quando la notizia delle dimissioni, già circolata fin dal primo pomeriggio, si fa reale, gli uomini dell'entourage di Marrazzo escono alla spicciolata. Il capo ufficio stampa non si sottrae ai giornalisti, e legge la lettera che ufficializza la fine. Se gli chiedi però qual è l'umore suo e degli altri, comprensibilmente, non si sbottona: «Lo puoi immaginare», dice e poi si allontana. «Che fare?» è la domanda che circola nei corridoi. Tutti bisbigliano, aspettano. «Tecnicamente siamo legati fino a fine legislatura - ipotizza un ragazzo - poi ci cercheremo lavoro come tutti. Anche se ne usciamo in questo modo, che non avevamo preventivato». Lo sguardo di uno degli uomini più fedeli all'ormai ex-presidente è triste,: «C'è amarezza - ci confida - sappiamo che questa esperienza finisce qui. E in questo modo. Ma sappiamo che quello che ha fatto questa amministrazione è storico e i meriti ci verranno riconosciuti anche dopo». C'è poi chi non comprende questa improvvisa accelerazione, dalla visita medica che decretava l'indisposizione di Marrazzo alle sue dimissioni è passato troppo poco tempo. «Capiremo più avanti», dice. Sospira e rientra nel palazzo. Timbrano il cartellino e vanno via i dipendenti dell'area amministrativa. Anche loro, che resteranno qui, rimpiangono il presidente Marrazzo. «Una persona corretta e per bene». «Appena insediato ha fatto il giro degli uffici per presentarsi ai dipendenti». «Il miglior presidente che potevamo avere».

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