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Niente vicepremier, ora Tremonti vacilla

Da sinistra Umberto Bossi e Giulio Tremonti

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{{IMG_SX}}Rafforzato, fermo sulle sue posizioni, con il partito schierato dalla sua parte. Berlusconi dice no alle richieste del ministro dell'Economia: nessuna nomina a vicepremier. E nel dire no coinvolge tutto il Pdl.  Per la prima volta il premier non ha voluto portare da solo il peso della scelta di dire no ad una richiesta politica del titolare di via xx settembre, sostenuto dalla Lega. Il coordinamento del Pdl lo ha appoggiato nel dire che la politica economica deve coniugare rigore e sviluppo come prevede il programma di governo e che non è questo il momento delle fughe in avanti. Il tutto dopo una serie di incontri, faccia a faccia, pranzi e riunioni. Da quando è tornato dalla Russia praticamente Berlusconi non ha fatto altro, nel tentativo di trovare la quadra. Ma stavolta, è chiaro, il premier non cede. Neanche davanti alla possibiltà di dimissioni da parte del titolare di via XX settembre. «Ora sbrigatevela voi - avrebbe detto il Cavaliere ai tre coordinatori del Pdl incontrati ier ad Arcore -. E se Giulio dovesse andare avanti con la storia delle dimissioni un altro da mettere al suo posto lo troviamo». Tremonti torna così in bilico: è arrabbiato per come si sono messe le cose. Pensa a quale possa essere a questo punto la contromossa politica, ma ci pensa Bossi a frenarlo dal fare qualsiasi gesto di protesta. In questo momento, secondo il senatur, c'è solo da stare fermi. La riunione di ieri mattina con Verdini, La Russa e Bondi è stata convocata da Berlusconi per dare forma plastica ad una nuova fase di gestione collegiale delle scelte, di coinvolgimento pieno del Pdl e dei suoi organismi dirigenti nelle politiche del governo, a partire da quelle economiche. Un incontro durato oltre tre ore, in cui a quanto pare si è voluto slegare le tensioni di questi giorni da ogni personalismo. Ad una nota ufficiale del triumvirato di guida il premier ha affidato il compito di ribadire la linea "condivisa" del governo: politica di rigore nei conti pubblici, come vuole Tremonti, ma al tempo stesso sostegno alla ripresa economica attraverso il rispetto del programma elettorale, e dunque con la riduzione delle tasse a cominciare dall'Irap. E per questo nei prossimi giorni la «collegialità» tanto invocata nel Pdl, a cominciare da Gianfranco Fini che ha sempre messo in guardia Berlusconi dal rapporto troppo stretto con la Lega fino a concedergli la "golden share" dell'alleanza, diventerà realtà: si riunirà l'ufficio di presidenza (forse giovedì prossimo) e verranno consultati i gruppi parlamentari, per discutere delle scelte politiche, della linea economica e anche delle Regionali. Con la convinzione che a nessuno convenga tirare la corda fino al punto di far saltare il banco. Prima del vertice il leader della Lega aveva apertamente appoggiato la "promozione" di Tremonti a vice premier, rassicurando al tempo stesso che questo non significherebbe il "commissariamento" di Berlusconi. Ma in realtà, è il ragionamento che si svolge a via dell'Umiltà, è per l'accoppiata Veneto-Piemonte che il Carroccio sta giocando la vera partita. Alzando la posta su Tremonti per poi ottenere la seconda regione. D'altronde, che il ministro dell'Economia possa assurgere al rango di vice premier è ipotesi esclusa da tutti nel Pdl: negli ultimi giorni, non c'è ministro pidiellino che non abbia rilasciato una dichiarazione in questo senso. Così come non è poi detto che Tremonti abbia in mente il vice premierato, nè tantomeno che - non ottenendo la promozione - scattino automaticamente le dimissioni. A questo punto si aspetta. Il premier bloccato ad Arcore dalla scarlattina, che gli ha fatto annullare tutti i prossimi impegni, compreso - forse - il vertice con Bossi e Fini che dovrebbe chiudere la partita delle regionali e che si preannuncia sempre più complicato.

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