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Via Gradoli, caccia al terzo trans

Caso Marrazzo, uno dei trans portati via dai carabinieri del Ros a via Gradoli

Il Pdl prepara l'assedio alla Regione

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Sono passati cinque giorni dall'arresto dei quattro carabinieri coinvolti nell'affaire Marrazzo. Molti i «personaggi» finiti nell'inchiesta romana che ha portato in cella i militari della Compagnia Trionfale. Per gli investigatori, mancherebbe un terzo transessuale. Forse altri vip ricattati.   Nella vicenda, oltre a Natalie e Brenda, sarebbe coinvolto anche un altro trans, che avrebbe anche lo stesso nome di uno dei due ascoltati dai carabinieri del Ros nei giorni scorsi: Natalì. Gli investigatori, infatti, non hanno ancora chiuso il cerchio intorno ai presunti complici dei militari accusati di aver tentato di estorcere denaro al presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Per poter far luce in maniera chiara sul giro di transessuali che avrebbero avuto «contatti» con gli arrestati, serve ancora la testimonianza di un terzo trans, colui che sarebbe stato ripreso nel video girato nell'appartamento in via Gradoli 96. Per ora nessuna traccia del cittadino brasiliano, anche perché gli stessi stranieri da giorni puntano il dito l'uno contro l'altro, come se volessero confondere il lavoro degli inquirenti. Nel video, che durerebbe quasi venti minuti, nella stanza insieme con l'ex governatore del Lazio ci sarebbe il terzo trans, e quindi nessuno tra quelli che fino ad oggi hanno rilasciato dichiarazioni spontanee ai carabinieri del Ros. Proprio intorno al video ruoterebbe gran parte dell'inchiesta che ha fatto finire nel penitenziario di Regina Coeli Luciano Simeone, Carlo Tagliente, il maresciallo capo Nicola Testini e Antonio Tamburrino. Secondo i militari, il video glielo avrebbe consegnato Gianguarino Cafasso, che a luglio avrebbe contattato uno dei carabinieri per dirgli che in una casa romana era in corso un festino al quale partecipavano alcuni transessuali. Una volta sul posto, i carabinieri, secondo il loro racconto, «entrarono nell'abitazione e riconobbero Marrazzo, il quale chiese di mantenere il riserbo sull'accaduto. Quindi i militari si sarebbero allontanati senza avere rinvenuto alcunché d'interesse per un'eventuale indagine penale». Non solo. Gli indagati hanno anche riferito agli inquirenti che «solo in seguito Gianguarino Cafasso gli avrebbe consegnato un filmato, peraltro realizzato in altra occasione rispetto a quella del loro intervento, come poteva desumersi dalle differenti caratteristiche fisiche del transessuale ritratto nel video». Cafasso, però, lo scorso settembre è deceduto. Il suo corpo sarebbe stato ritrovato in un albergo che si trova sulla via Salaria: quel giorno sarebbe stato in compagnia di un trans. Molti appartamenti che si trovano sulla Cassia sono dunque abitati da transessuali, soggetti a controlli quotidiani da parte delle forze dell'ordine. Anche la polizia di Stato, infatti, da sempre tiene sotto osservazione l'attività del trans, tanto che in alcune occasioni sono stati fermati e trovati in compagnia di clienti che avevano con sé sostanza stupefacente, nella maggior parte dei casi dosi di cocaina. Oggi, intanto, i quattro carabinieri, attraverso i loro avvocati, Marco Griffo e Marina Lo faro, presenteranno ricorso ai giudici del Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione poiché si definiscono, come l'ex governatore Marrazzo, vittime «di una macchinazione da parte di persone molto in alto».  

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