Su Facebook «Uccidiamo Marrazzo»
Poiperò si è autosospeso e si sono moltiplicati i messaggi su Facebook, divisi tra la solidarietà e gli insulti. Dopo il gruppo "Uccidiamo Berlusconi", finito nel mirino della magistratura, nasce il suo omologo "Uccidiamo Marrazzo" appena "fondato" con diciassette membri. Quest'ultimo nasce provocatoriamente e "per statuto", si legge sulle informazioni ufficiali, «a difesa della prostituzione e dei clandestini», oltre che «dei diritti umani». «Il termine "uccidiamo" - spiegano i fondatori - sarebbe potuto essere benissimo "facciamo dimettere marrazzo" ma vogliamo colpire dritti al cuore con questo termine, tutto qua!». Tra i post spunta quello di Daniele che si rivolge «ai falsi moralisti della sinistra» che «si vergognino», e chiede poi anche «a Silvio di iscriversi». A ruota, è nato un altro gruppo quasi omonimo, "Uccidiamo Piero Marrazzo". Ma il social network pullula di gruppi che si rifanno provocatoriamente alla vicenda. Tra i più numerosi c'è il "Piero Marrazzo Trans Club" con 571 iscritti. C'è Johnny che si lamenta per i soldi dei contribuenti spesi »male«: «Questo va a trans con l'auto blu e dice di essere vittima di un complotto politico». Qualche messaggio di solidarietà si trova invece sulla pagina personale di Marrazzo su Facebook. C'è Simone che dice »la vita privata è privata«, ma anche »un elettore di sinistra« che si sfoga: «Mi viene da vomitare all'idea che abbia pagato la prestazione sessuali con i soldi dei contribuenti». E infine Gello che lo accusa di ipocrisia, riportando quanto scritto sul sito ufficiale della Regione Lazio: «La famiglia è la sua vera grande passione. Ha tre figlie: Giulia, Diletta e la più piccolina, Chiara. Con loro e con Roberta, la donna della sua vita, passa tutto il tempo libero».