La protesta al gazebo di via Gradoli: «Non azzecchiamo un governatore»
Lavolontaria, turno massacrante 6-23, si informa sugli orari delle messe: «Pensiamo che all'uscita ci sarà maggiore afflusso, finora c'è stata gente, pochissimi stranieri, forse avremmo dovuto fare dei manifesti in varie lingue. Ma questa è stata da sempre una zona di centrodestra». Il collega annuncia la presenza di rappresentanti di lista, sono curiosamente previsti anche loro, pur essendo in teoria una conta interna. L'atmosfera è quella che è, essendo a pochi metri da via Gradoli, tornata suo malgrado alla ribalta della vita politica italiana. La volontaria sospira allargando le braccia: «Che dire? Se non è questo il momento di impegnarsi in politica, mi dica lei qual è». È questo, certo. Arriva una signora con un bassotto e chiede spiegazioni. A lei come a tutti, un avvertimento: «Deve fare un segno sopra una delle liste, ma faccia attenzione perché Franceschini ha due di liste, c'è la sua e quella di "Semplicemente democratici", ne scelga solo una altrimenti il voto è nullo». Sorride la signora, se è una lista civetta, non ne sentiva l'urgenza. Poco più in là, alla Giustiniana il seggio è nella veranda ricavata in un giardino di un'abitazione privata. Sul vetro, all'ingresso, c'è una vignetta di Altan (la bimba chiede al padre, seduto in poltrona: «Babbo mi racconti una fiaba?». Risposta: «No, ti racconto una balla, così ti abitui») e una foto della padrona di casa insieme a Veltroni, un po' stanco lui, molto felice lei. Si vota sopra una cassapanca e un tavolino, nessun separè. In fila si fanno due chiacchiere. C'è chi scherza su via Gradoli, ammiccando, ma il contesto, come si dice, è della serie: ci mancava pure questa. Qualcuno azzarda una riflessione politica: «Marrazzo ha fatto bene a dimettersi, c'è una bella differenza da Berlusconi, che sta ancora lì e che inneggiava al Family Day. Il problema è un altro...» Quale? «È che non si può passare il tempo a schivare gli schiaffi. Qui c'è chi te li dà e chi te li promette». La ragazza che registra gli elettori dice forte che si possono versare «due euro o più, si è liberi», tutti scelgono liberamente il minimo sindacale. Un paio di elettori dello Sri Lanka («è bello votare, è importante che qualcuno ti chieda di scegliere»), molta gente comune, in parte delusa e in parte disillusa, ma molto motivata. Anche qui, le piattaforme di Bersani Franceschini e Marino sono lontane anni luce. Un capannello di persone, nell'attesa del voto, si divide Marrazzo e Bassolino: «Avessimo azzeccato un governatore. Questo così, quello laggiù che nun se riesce a schiodà dalla poltrona, perché dice che porta i voti». Uscendo, la rabbia è sbollita: «Fai presto Giovà, annamosene a vedè la Roma al bar». Anche in via Grottarossa - gazebo in posizione strategica a due passi dal bar, centro anziani, un grande distributore e lavaggio auto e una chiesa - stesso tema, e non è il testamento biologico né la riforma costituzionale: «Ma ci sei mai stato in quella via lì? (via Gradoli ndr) È pieno di spioni, ci sono appartamenti del Sismi, ti sorvegliano anche dalle finestre». Molto può la suggestione, certo, comunque l'interlocutore fa sì con la testa, poi dice la sua: «Insomma c'erano dei sottufficiali dell'Arma che spiavano e ricattavano uomini politici. Chi ce li ha mandati, in quell'appartamento? In un paese normale i carabinieri arrestato i delinquenti. Se si arrestano tra di loro, c'è qualcosa che non va». Non fa una grinza. Dopo il voto viene rilasciata una ricevuta e una molletta verde, con la scritta «ci tengo», come omaggio. Un pensionato, dopo aver votato da qualche minuto, rieccolo al seggio e la molletta in mano: «Qualcuno ha perso st'affare qua?». Quando gli dicono che è un «pensiero», rimane un po' così. «Ce n'ho pure troppi», risponde, poi ringrazia e se ne va.