E Moretti resta l'unico vip

Dov'eranoieri gli attori, i cantanti, gli scrittori che il 14 ottobre del 2007 trasformarono Roma in un lungo red carpet? Svanita l'euforia della prima volta, hanno lasciato che i riflettori fossero tutti per l'esordio al gazebo di Nanni Moretti e per la sua graziosissima dichiarazione in favore di Franceschini ricambiata via Twitter - va detto - in perfetto stile americano. Bottino magro, quindi, per gli appassionati di vip watching: nei seggi più «caldi» - la pariolina piazza Euclide, per esempio - ci si è dovuti accontentare di Ezio Mauro e Goffredo Bettini, mentre a piazza del Popolo oltre al candidato veltroniano s'è fatto vivo nel primo pomeriggio anche Luciano Violante. E dev'essere stato per effetto della delusione, della noia da attesa, se per qualche minuto c'è stato chi ha creduto di aver avvistato in coda Flavio Briatore: il tempo di un brivido e poi, subito, la realtà. Un sosia democratico. A tenere alta la reputazione di seggio vip del circolo di via Scarlatti, a un passo da piazza Verdi, ci ha pensato invece Simona Marchini, uno dei pochissimi candidati noti di quest'edizione delle primarie. E insieme a lei, puntuale alle ore 12, s'è visto pure Silvio Sircana. In fila per più di un'ora per esprimere la propria preferenza, entrambi erano presenti quando da una finestra vicina qualcuno ha gridato un commento poco lusinghiero su Piero Marrazzo. Per quanto sulle vicende del governatore si sia tenuta ieri la linea «non chiedere non rispondere», chi ha votato a Piazza Fiume (Ignazio Marino, tra gli altri) non ha potuto non notare una gigantesca scritta «froci», opera di vandali, che ha necessariamente portato la conversazione degli elettori sui fatti recenti più di quanto sia avvenuto altrove. Tornando ai volti noti, merita una citazione anche il seggio di Piazza Mazzini in Prati, al quale si sono presentati secondo previsioni David Sassoli, Nicola Zingaretti e Massimo D'Alema. La palma della zona più interessante se la aggiudica, comunque, l'Aventino. Ma basteranno i voti di Paolo Virzì e Francesca Reggiani a salvare queste primarie dalla noiosissima definizione di «primarie della gente comune»?