Al setaccio i tabulati telefonici della Regione Lazio
Rischia di allargarsi a macchia d'olio il numero di personaggi noti e meno noti che potrebbero essere rimasti vittime di estorsioni o ricatti da parte di transessuali o, addirittura, come ipotizzano i magistrati romani, anche di forze dell'ordine. Sono gli stessi trans che vivono e lavorano sulla Cassia, soprattutto in via Gradoli, in via Due Ponti e a largo Sperlonga, a raccontare il via vai di volti famosi e meno famosi che entrano ed escono dai mini appartamenti dove si consumano incontri a «luci rosse». In queste strade i trans, in alcuni casi, si affacciano alle finestre o si mettono davanti ai portoni per bloccare potenziali clienti. Insomma, fanno come le lucciole in vetrina. «Arrivano in macchina, anche di grossa cilindrata e con vetri oscurati - dicono i trans - altri invece con lo scooter o con la moto. Questi si lasciano il casco in testa fino a quando non sono dentro l'abitazione, per evitare di essere riconosciuti. Ma tra di noi, a volte, parliamo e ci diciamo chi è entrato in casa nostra e quali sono le loro "preferenze sessuali"». Per verificare se ci siano stati o meno altri clienti ricattati, i carabinieri dei Ros stanno setacciando i tabulati telefonici dei trans fino ad oggi ascoltati e identificati. Sotto esame anche alcune telefonate che sarebbero arrivate alla Regione Lazio. Potrebbero essere avviati anche accertamenti patrimoniali, necessari per capire se il presidente della Regione Marrazzo abbia mai versato dei soldi in contanti ai 4 militari, oltre ai tre assegni che quella mattina ha firmato - come lui stesso ha ammesso davanti ai magistrati - per paura di essere ricattato. Al centro dell'inchiesta c'è anche quel frammento di filmato nel quale si vede un'auto blu davanti alla casa in via Gradoli. Vettura che per i trans interrogati era del presidente della Regione. Gli inquirenti dovranno infatti stabilire se l'uso sia stato o meno improprio. E ancora. Le indagini potrebbero estendersi anche ai soldi percepiti dai trans. Altre verifiche riguarderanno invece le telefonate arrivate a un numero fisso della Regione Lazio. Gli investigastori hanno infatti intenzione di capire se, oltre ad alcuni trans, anche i carabinieri finiti in manette abbiano mai cercato di contattare il governatore direttamente all'utenza del suo ufficio. Una volta accertato se in casa c'era cocaina, come si vede nel video «incriminato», dovrebbero partire accertamenti anche su chi e come avrebbe introdotto droga nell'abitazione.