Irap, la Marcegaglia corteggia Scajola
Il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia cerca una sponda nel ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola per avere la riduzione dell'Irap. I dissidi tra i due, dei mesi scorsi, sono stati seppelliti e ora parlano quasi lo stesso linguaggio. La Marcegaglia ha abbandonato i toni drammatici sulla crisi. La manovra di avvicinamento è già iniziata. È vero, il personaggio è spigoloso e in passato i rapporti sono stati tesi, ma siccome con Tremonti è difficile spuntare qualcosa, meglio cercare una sponda in Scajola. Dentro la Confindustria, ovvero per la sua presidente Emma Marcegaglia, la linea di condotta è questa. Nonostante il pressing serrato il ministro dell'Economia non si è fatto vedere a Mantova al convegno della piccola impresa della Confindustria e ora a viale dell'Astronomia si teme che Tremonti non si faccia vedere nemmeno al tradizionale appuntamento di Capri. Ieri la Marcegaglia ha continuato a incalzare il governo sul fronte delle tasse, chiedendo che per l'Irap si passi dagli annunci ai fatti. Un messaggio chiaramente rivolto al «partito» anti Tremonti all'interno del governo e della maggioranza, quello che vorrebbe una politica meno rigida e più attenta alle richieste delle categorie imprenditoriali. Come dire che Confindustria è pronta a sostenere con tutto il suo peso un cambiamento di rotta della politica economica meno ossequiosa dei diktat di Bruxelles e più sensibile alle richieste di drenare quel tanto di fondi pubblici per aiutare la ripresa economica. Il che significa cominciare a tagliare le tasse. Un argomento che le orecchie di Tremonti non gradiscono ma che troverebbe in Scajola un sostenitore. Non è passato inosservato che il ministro dello Sviluppo economico, intervenuto al convegno di Mantova, abbia plaudito al progetto della T-holding a sostegno delle piccole e medie imprese dicendo che va nella direzione giusta, laddove Tremonti non ha ancora dato una risposta. Non solo. Nel suo intervento Scajola ha ricordato che la riduzione delle imposte è nel programma di governo e il taglio dell'Irap «è un primo aspetto importante» di questa strategia. Parole che sono musica per le orecchie della Marcegaglia che in questo momento sente di avere una sponda più in Scajola che in Tremonti. Poco importa se fino a qualche mese fa i rapporti con il ministro dello Sviluppo economico erano ruvidi. Acqua passata se Scajola l'ha definita un «corvo» per via delle previsioni pessimistiche e dei cupi scenari sulla situazione economica; acqua passata anche gli strali lanciati dal Sole 24Ore verso il ministro come pure il gelo con cui l'Assemblea confindustriale di maggio scorso ha accolto il discorso di Scajola. Sepolto pure il caso Costato quando a dicembre scorso la riforma del mercato elettrico è passata con un blitz del ministro Calderoli a cui aveva collaborato proprio il vicepresidente della Confindustria Antonio Costato e che portò a un meccanismo per la definzione del prezzo dell'energia osteggiato dai produttori, Eni e Enel, soci forti della Confindustria. Nella manovra di avvicinamento a Scajola, la Marcegaglia è pronta anche a fare una sorta di rettifica dell'allarme lanciato dal suo vicepresidente per la piccola impresa, Giuseppe Morandini. Questo il giorno prima aveva affermato che un milione di aziende corre il rischio della chiusura se il governo non mette in campo subito interventi di sostegno. Ma ieri la Marcegaglia ha corretto il tiro: «La situazione appare ancora complessa e difficile tuttavia non vediamo panico nè catastrofi». Dichiarazioni perfettamente in linea con quelle fatte poco prima da Scajola secondo il quale «Il peggio è alle spalle anche se la crisi non è ancora finita. Ne sentiremo però ancora gli effetti e le conseguenze -ha detto- anche se l'Italia ha resistito meglio di altri paesi con effetti sui conti pubblici meno gravi e con tensioni sociali meno drammatiche».