Trans, ricatti e politica
Marrazzo: è una bufala
Sarebbe stato sorpreso durante un «rapporto mercenario» con un transessuale. Poi sarebbe stato ricattato da quattro carabinieri. E infine sarebbe stato ripreso vicino a un tavolino pieno di cocaina con accanto un tesserino, col suo nome in un appartamento sulla Cassia, in via Gradoli. È il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ad essere stato coinvolto in uno scandalo giudiziario scoppiato intorno a un suo presunto incontro a luci rosse e a un tentativo di estorsione da parte dei militari chiusi dietro le sbarre. Nel fascicolo d'inchiesta la procura di Roma ha ipotizzato contro i carabinieri - Luciano Simeone (30 anni), Carlo Tagliente (29), Antonio Tamburrino (28) e Nicola Testini (37) - i reati di estorsione, rapina, violazione della privacy, violazione di domicilio e spaccio. I militari, secondo i pm romani, avrebbero ricattato il presidente della Regione chiedendogli di consegnargli 50 mila euro poiché in possesso di un video che lo ritraeva in atteggiamenti intimi. Una cifra che però Marrazzo non avrebbe mai consegnato, anche se ai carabinieri sono stati sequestrati assegni con la firma del governatore, che Marrazzo ha dichiarato falsa, e mai incassati. L'episodio che ha coinvolto Piero Marrazzo risalirebbe allo scorso luglio, quando il presidente della Regione avrebbe avuto un «rapporto mercenario», durante il quale sarebbe stato ripreso con un telefonino. Gli inquirenti stanno ora indagando per capire se a girare quel video in un appartamento siano stati proprio i carabinieri oppure un altro transessuale presente in casa, che poi lo avrebbe ceduto ai militari, versione riferita da quest'ultimi al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto procuratore Rodolfo Sabelli. L'inchiesta ha preso il via da un'indagine condotta dai carabinieri del Ros sullo spaccio di cocaina. Dalle intercettazioni è poi emerso un giro di droga che conduceva nella Capitale e che coinvolgeva alcuni trasessuali. Nel corso delle indagini, è venuto alla luce che nel traffico poteva essere coinvolto uno dei carabinieri arrestati due giorni fa. Da qui, gli investigatori, lavorando giorno e notte, hanno scoperto che erano implicati altri tre militari. Proprio questi, una volta raccolto il materiale che gli sarebbe servito per ricattare il presidente Marrazzo, avrebbero deciso di contattare anche un fotografo milanese, al quale avrebbero chiesto di aiutarli per piazzare il video hard. «Nel filmato - si legge nel decreto di fermo dei militari - si vedono anche della polvere bianca, che, per le caratteristiche, le circostanze e le dichiarazioni rese, consisteva con ogni evidenza in cocaina, nonché un tesserino sul quale si legge il nome di Marrazzo». Secondo la procura, la presenza della presunta cocaina è riconducibile «ad un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto al tesserino di Marrazzo che non può ritenersi casuale». Nel decreto viene riportata la versione di Marrazzo circa l'irruzione dei quattro carabinieri "infedeli", avvenuta nei primi giorni di luglio, nell'appartamento: «Con modi palesemente intimidatori si fecero consegnare dalla parte lesa (Marrazzo, ndr) il portafoglio contenente, oltre a una somma di denaro, i documenti di identità e chiesero una somma ingente lasciando intendere in caso di rifiuto gravi conseguenze». L'inchiesta dei magistrati potrebbe allargarsi. Passando al setaccio i tabulati telefonici, gli inquirenti stanno verificando se i militari arrestati hanno contattato altri vip presunti clienti dei trans. E gli accertamenti potrebbero estendersi anche al mondo degli omosex. Questa estate durante un controllo dei carabinieri dell'Eur un transessuale fermato reagì così: «Voi non sapete chi sono io, tra i miei clienti ho anche personaggi politici». Stamane, nel carcere di Regina Coeli davanti al Gip i quattro saranno interrogati. Il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta dei pm di emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.