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Giulio alla "guerra" di Roma Senza soldi cede i palazzi

Giulio Tremonti

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Non c'è solo lo scontro con il partito e con i suoi colleghi ministri. Giulio Tremonti si trova a gestire anche un altro fronte caldissimo in questi giorni: i trasferimenti di fondi per Roma, elargiti negli ultimi due anni come promesso ma spariti da quest'ultima Finanziaria. E non si tratta di poca cosa, si parla di 500 milioni per la spesa corrente e di 340 milioni destinati agli investimenti nel triennio 2010-2012. Contro il taglio si è mosso tutto il Pdl «romano», dal sindaco Alemanno al coordinatore regionale Vincenzo Piso, dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto al suo collega al Senato Maurizio Gasparri, dando vita a una Consulta che altro non è, per dirla con il coordinatore regionale «una lobby romana per controllare che ci venga restituito quello che ci è stato tolto». La questione è delicatissima perché il Campidoglio si trova in una situazione finanziaria drammatica: senza i trasferimenti promessi si arriverebbe a malapena a garantire gli stipendi dei dipendenti fino a Natale. Tremonti, però, non sembra intenzionato a cedere, giustificandosi con il fatto che la crisi impedisce ulteriori finanziamenti. La soluzione alla quale starebbe lavorando il ministero del Tesoro, illustrata ieri in una conferenza stampa dal sindaco Gianni Alemanno e dal capogruppo Maurizio Gasparri, potrebbe essere quella del «federalismo immobiliare»: non soldi ma il trasferimento al Comune degli edifici del Demanio che si trovano in città. Un «tesoretto» costituito principalmente dalle caserme che si trovano nelle zone più centrali della capitale. Una cessione che era già contemplata nell'accordo per Roma capitale ma che ora potrebbe diventare immediatamente operativa. «Tremonti ci ha detto chiaramente che quei soldi non li ha — spiega Vincenzo Piso — Il trasferimento degli immobili potrebbe essere la salvezza per la città. Però ci devono assicurare una corsia preferenziale in modo che siano immediatamente disponibili. A quel punto potrebbe anche iniziare quell'operazione di riconversione degli edifici che è già stata fatta in tutte le capitali europee e che, oltre a portare denaro fresco nelle casse del Campidoglio darebbe anche finalmente un volto nuovo a Roma». L'importante, però, come sottolinea il sindaco è che il provvedimento abbia tempi veloci: «Il federalismo patrimoniale può essere una risorsa sulla quale fare riferimento — ha spiegato Gianni Alemanno — L'importante però è che entro la fine dell'anno i conti tornino». Il problema è che al momento i conti sono in profondo rosso. I 500 milioni dati nel 2008 e nel 2009, spiegano in Campidoglio, sono serviti a ripianare i debiti lasciati dall'amministrazione di centrosinistra. E a peggiorare le cose c'è anche un credito di 800 milioni di euro, destinato al trasporto pubblico, che la Regione Lazio non sembra intenzionata a onorare. «Sono i soldi che servono per la costruzione della linea C della metropolitana, il 18% dell'importo complessivo — spiega ancora Vincenzo Piso — Lo Stato, invece contribuisce per il 70 per cento e ha già erogato il 68% della cifra».   A complicare il quadro ci sono anche i 340 milioni destinati agli investimenti per il prossimo triennio e finiti anche quelli sotto la scure di Tremonti. Il senatore del Pdl Andrea Augello ha presentato nei giorni scorsi un emendamento in commissione finanze — dove si sta discutendo la Finanziaria — per chiedere che vengano ripristinati. E non ha alcuna intenzione di cedere al diktat del ministro dell'economia. «Se l'emendamento verrà bocciato in commissione lo ripresenterò in aula — annuncia — E vedremo come va a finire». A Palazzo Madama la sua proposta potrebbe infatti essere approvata con una maggioranza trasversale, allargata a molti esponenti romani dell'opposizione. E a quel punto Tremonti sarebbe battuto.  

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