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Berlusconi: aboliremo l'Irap

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

Tremonti, possibili dimissioni

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Arriva dalla Russia, dove Berlusconi è impegnato con il presidente Putin, l'annuncio che le imprese italiane aspettano da tempo. Il governo è pronto ad abbassare le tasse a partire da quella più odiata di tutte. E cioè l'Irap. All'inizio in maniera graduale ma con l'obiettivo di farla scomparire per sempre dalle scadenze fiscali. A portare la lieta novella di fronte alla platea corso dell'assemblea nazionale della Confederazione Nazionale degli Artigiani è stato il sottosegretario Letta che ha letto il messaggio del premier. «Abbiamo allo studio interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti - ha affermato il presidente del consiglio nel suo scritto-. Tra questi il taglio graduale dell'Irap, fino alla sua soppressione, anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l'estensione della Tremonti-ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca».   Si è trattato di musica per le orecchie di tutti gli imprenditori d'Italia ai quali l'Imposta regionale sulle attività produttive ha fatto sempre l'effetto che la detestata Ici sulla prima casa faceva ai normali cittadini. E cioè un odio senza sconti. Una idiosincrasia legata anche dal modo per calcolarla. Basti pensare che nella base imponibile occorre inserire anche gli interessi dei prestiti chiesti per gli investimenti e il costo del lavoro. Due elementi che pur rappresentando la vitalità aziendale diventano elementi sui quali il fisco si accanisce. Ma tant'è. La tassa che porta annualmente nelle casse statali circa 38 miliardi di euro finanzia la sanità italiana e non è stato mai facile andare oltre la politica degli annunci. Questa volta però la discesa in campo di Berlusconi sul versante fiscale raccoglie un gran credito. Almeno da parte delle associazioni di rappresentanza delle imprese. In primo piano l'organizzazione di Viale dell'Astronomia. «Condividiamo che l'Irap vada ridotta e in prospettiva eliminata. Questa è la richiesta di sempre di Confindustria». Lo scettiscismo è stato invece il leit motiv delle opposizioni e dei sindacati che hanno considerato la proposta di Berlusconi solo un ennesimo spot. E hanno chiesto un intervento più generale sulle tasse in grado di dare sollievo anche al lavoro dipendente e ai pensionati. Il sostegno politico è arrivato dal ministro dello Sviluppo Economico Scajola e al titolare della Difesa La Russa che ha parlato di «un'importante direzione di marcia». Si tratta, ha sottolineato anche il ministro del Welfare Sacconi, di «un'imposta che non abbiamo mai condiviso» e la sua abolizione «rientra nel nostro programma elettorale». Dopodiché, non ha nascosto Sacconi, una volta introdotta «non è così facile eliminarla, soprattutto per il settore sanitario nazionale» che ne viene finanziato. Caustica l'opposizione. Pd, Idv e Udc più che entrare nel merito puntano i riflettori sul rischio che l'annuncio si limiti a essere «uno spot».   In politica economica, ha accusato il candidato alla segreteria del Pd Pier Luigi Bersani, «non c'è stata una promessa mantenuta e quindi anche questa ultima sull'Irap credo che non si concretizzerà in nulla». E anche per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro siamo di fronte a una nuova «presa in giro» da parte del presidente del Consiglio. Berlusconi, è invece il monito del leader dell'Udc Casini, «deve decidere se continuare a parlare come un uomo della strada e non fare nulla o passare finalmente dalle parole ai fatti». Polemiche a parte la promessa del Cav questa volta viene considerata plausibile perché le risorse che verrebbero a mancare con la sua abolizione potrebbero arrivare dallo scudo fiscale. Il governo non ha fatto stime di gettito ma le attese, secondo i calcoli degli analisti, sono nell'ordine di 100 miliardi di euro tra rimpatri e regolarizzazioni. In termini fiscali si punterebbe dunque ad incassare intorno ai 5 miliardi di euro, fino a 7 miliardi secondo le ipotesi al momento più ottimistiche. In ogni caso una cifra decisamente inferiore al gettito annuale dell'Irap. Anche per questo il primo gradino nella lunga scala che dovrebbe portare a una sua totale eliminazione è un primo sconto ottenuto con l'innalzamento della franchigia, oggi fissata per le imprese piccole, con valore della produzione inferiore ai 181.000 euro, a 9.500 euro. In altri termini si tratterebbe di una sorta di «no tax area» che potrebbe essere elevata, questa almeno una delle ipotesi allo studio, fino a 15.000 euro. Altra via che si starebbe esplorando è quella di un alleggerimento attraverso la possibilità di dedurre gli interessi passivi e Cgia calcola che questo tipo di intervento potrebbe costare 3,5 miliardi di euro. Un'altra ipotesi è la totale deducibilità dell'Irap dalle imposte sul reddito, ma solo per le Pmi. Un intervento in questo senso costerebbe almeno 3 miliardi di euro- Comunque vada l'obiettivo del governo è dotare le imprese di risorse per rilanciare gli investimenti e la domanda.  

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