"Una vita distrutta per una partita di calcio"
Gabriele Paparelli mi chiede di aiutarlo a scrivere un libro sulla sua storia personale, ma che in fondo non è altro che lo specchio fedele del mondo in cui siamo nati e dove tutt'oggi viviamo. Ma poi, dopo il primo frettoloso colloquio, Gabriele si prende qualche giorno di riflessione. Una pausa fisiologica. Quindi mi invia questo sms, molto significativo: «Il mio problema è solo di non voler rivivere quei momenti così drammatici della mia vita... Ma mi farò coraggio per far sapere a tutti che la mia vita è stata distrutta per una semplice partita di calcio». E capisco benissimo che Gabriele vive dentro di sè uno strazio ancora molto attuale. Ma Gabriele non trasuda livore e non opta per la legge del taglione. Un'angoscia che prima d'ora mai nessuno aveva violato, perchè mai prima d'ora si era lasciato penetrare nella sua profondità più intima per giungere alla radice dello struggimento dei Paparelli. Gabriele me l'ha confidato nelle sue parole: ha compreso che ormai è giunta l'ora di mostrarsi, di liberarsi di questo peso insopportabile senza più fuggire da anacronistici fantasmi.