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Appalti e politica: Lady Mastella espulsa dalla Campania

il presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo

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NAPOLI - Un nuovo terremoto giudiziario scuote la Campania a pochi mesi dalle elezioni regionali e travolge nuovamente i vertici dell'Udeur e la famiglia del suo leader, Clemente Mastella. Un arresto, 18 ordinanze di divieto di dimora in Campania, 6 imprenditori e professionisti interdetti, altre 38 persone indagate a piede libero. In esilio lontano da Napoli (divieto di dimora persino nelle provincie confinanti) è finita la presidentessa del consiglio regionale Sandra Lonardo, moglie di Mastella. Arresti domiciliari invece per l'ex direttore dell'Arpac (l'agenzia regionale per l'ambiente) Luciano Capobianco. Via dal territorio campano anche Antonio Fantini, ex presidente della Regione e segretario regionale dell'Udeur, Fernando Errico e Nicola Ferraro, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale, il consuocero di Mastella e un manipolo di funzionari di Arpac ed Asl di Benevento. Tra gli indagati a piede libero anche lo stresso Mastella, l'ex senatore Tommaso Barbato, l'ex assessore regionale Andrea Abbamonte. Professori universitari e stimati professionisti. Per la Procura di Napoli (pm Francesco Curcio e John Henry Woodcock) e per il gip (Annalaura Alfano) costituivano un'associazione a delinquere dedita a truccare appalti, conferire consulenze spesso fantasma agli amici del partito o a propri parenti, alla concussione e alla truffa. In alcuni casi, seguendo la traccia di una Porsche Cayenne regalataa Pellegrino Mastella, figlio di Clemente, sono addirittura emersi contatti con una potente cosca camorristica di Marcianise, costola del clan dei Casalesi. Gli inquirenti intendono approfondire questo filone di indagine per il quale ipotizzano uno scambio di voti in cambio del controllo di appalti. Ma il principale filone investigativo ruota attorno all'Arpac. In un file su un pc dell'agenzia è stato trovato l'elenco di 655 raccomandazioni: accanto ad ogni nome quello del “protettore”. I controlli degli inquirenti hanno permesso di appurare che il 90% delle persone dell'elenco ha ottenuto nel tempo o l'assunzione o un incarico esterno. Numerose anche le intercettazioni che hanno messo in luce il sistema di controllo degli appalti, che finivano a ditte di imprenditori amici o di parenti degli indagati. Secondo gli inquirenti, poi, gli amministratori che non si sottomettevano al “sistema Udeur” o tradivano il partito finivano per essere oggetto di vere e proprie campagne discriminatorie o punitive. Il direttore generale dell'ospedale Santobono, che rifiutò di nominare primario un medico segnalato dal partito ma senza i requisiti richiesti, finì bersaglio di interrogazioni e pressioni. Il sindaco di un Comune, che non si convinse a passare nell'Udeur e disse no alla nomina di un presidente di un Ente Fiera, fu fatta prima mobbizzare e poi licenziare la moglie, dipendente dell'Asl Benevento 1, ai cui vertici c'erano altri fedeli esponenti del cartello politico affaristico. Un assessore comunale che intralciava i piani del gruppo fu costretto alle dimissioni dietro la minaccia di ritorsioni sulla sua professione di rappresentante farmaceutico, dal momento che Asl e ospedali controllati dal partito non avrebbero più preso ordinativi da lui. «Non riesco a crederci, quando i carabinieri hanno bussato alla porta sono quasi svenuta», ha scritto Sandra Lonardo in un a lettera aperta ai cittadini della Campania. «Stavolta con mio marito sarei a capo di una cupola affaristica… Carissimi e carissime, cosa dirvi?… Non trovo neanche più le parole. Il mio cuore si è frantumato».

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