"C'è chi vuole perdere la Campania"

Arriva trafelato direttamente da via dell'Umiltà, sede nazionale del Pdl. È rimasto chiuso in una stanza con Denis Verdini dopo il vertice-fiume dei tre coordinatori del Pdl da Gianfranco Fini. Vestito blu, cravatta blu da autista dell'Atac, camicia azzurra e cifre. Eccolo qui Nicola Cosentino, il papabile alla corsa per la Regione Campania. Casalese di Casal di Principe, sottosegretario all'Economia, proprio nel giorno in cui si doveva decidere la sua nomination, una sfilza di giornali ha ricordato i pentiti di camorra che lo hanno accusato. Si parla anche di manette in arrivo. «Possiamo parlare?», dice Cosentino, uno che non alza mai la voce nemmeno alle provocazioni e ti guarda dritto negli occhi sebbene sia leggermente strabico. «Adesso voglio parlare io - insiste -. Ho deciso di non rilasciare nessuna intervista, appena qualcuna a testate locali. Ora basta. Ora diciamo tutto». Allora, sottosegretario, abbiamo appreso che lei è stato arrestato ieri sera (lunedì ndr). Girava questa voce. È ancora a piede libero? «Davvero incredibile. È arrivata anche a me questa voce. Era questo che volevano far veicolare». Volevano? Chi? Forse voleva? Sembra ci sia una sola mano contro di lei. «La cosa davvero paradossale è che senza che ci fosse una sola agenzia, una sola progressione nelle presunte attività da parte dei magistrati nelle indagini a mio carico, mi trovo questa mattina uno schieramento imponente di giornali contro di me. Ho calcolato che ci saranno volute almeno sei-sette ore per organizzare questa roba qui. Si vede che chi l'ha messa in piedi ieri non ha fatto altro». Chi si muove contro di lei? A chi dà fastidio? «Ma scusate. Stiamo parlando della seconda Regione d'Italia, che determina gli equilibri nel Paese, che ha un consenso il più significativo d'Italia...» Addirittura. Non esageriamo. «Vuole i numeri? Alle Politiche abbiamo ottenuto il 49,4% senza la Lega. Alla Europee siamo arrivati al 44, nove punti in più della media nazionale. Siamo la locomotiva del centrodestra in Italia. Quando ho preso in mano il coordinamento in Campania governavamo 30 Comuni, oggi 137. Alle ultime Provinciali ne abbiamo vinte 3 su 3. Ci accingiamo a vincere le Regionali». Ma le resistenze sono dentro il Pdl. A chi dà fastidio dentro il suo partito? «A quel sistema di potere che fino ad oggi ha governato la Campania». Ma fino ad oggi ha governato la sinistra. «Mi faccia finire. La sinistra ha potuto andare avanti grazie a quel sistema consociativo. Da parte nostra c'è chi ha governato lo sconfittismo». E che vuol dire? «Voglio dire che in passato siamo stati gli azionisti di minoranza di questo grande sistema di potere». I suoi avversari più duri sono dentro il Pdl. «I miei avversari sono assolutamente residuali. Tutta la classe dirigente e la base del partito mi chiedono di candidarmi». Chi sta facendo resistenza? «Da qualche anno è nato un nuovo corso, una nuova classe dirigente che ora vuole vincere e governare». Non giriamo attorno alle parole. L'ultima volta che s'è votato, nel 2005, il centrodestra non voleva vincere? «Intanto abbiamo presentato il candidato all'ultimo minuto possibile. È stato quello il periodo più difficile».   Mica tanto. La Campania era già invasa dai rifiuti e il centrodestra si fermò a quota 33%. «Abbiamo dato la sensazione che non volevamo battere la sinistra». Si è data la sensazione o proprio non la si voleva battere? «Nel 2005 non c'erano le condizioni». Il candidato di allora si chiama Italo Bocchino. È lo stesso che dice che lei non è adatto alla corsa per la Regione.  «Per la verità non ha mai detto che non sono il candidato migliore. Comunque Italo si candidò nel 2005, disse che sarebbe rimasto in Regione e dopo tre mesi è andato in Parlamento. Sa, la gente vede e giudica. E valuta se ci sono comportamenti poco seri e dice: "Vabbè, allora voi non volete governare". Ora abbiamo invertito la rotta, ma c'è chi ha paura e rallenta questo processo». Lei li vuole i voti dei camorristi o farà una campagna, e nel caso una giunta, anticamorra? «Faccio parte di un governo che ha confermato il 41bis, ha numeri record per gli arresti dei latitanti, un'azione di contrasto impressionante contro la malavita. Non basta. Senza lo sviluppo del territorio non c'è speranza, il degrado produce degrado. Occorrono azioni convergenti sul territorio».   Cosa farà contro i Casalesi? «Contro il clan casertano asseconderei le politiche di contrasto del governo nazionale e lavorerei per lo sviluppo e l'occupazione». Se sarà candidato si ritroverà a fare una campagna contro Roberto Saviano? «Perché contro? Io e Saviano penso che stiamo dalla stessa parte, quella che vuole rappresentare la parte buona dei territori».   E se lui la attaccherà? «Sarà un problema suo, io ho sempre rappresentato la parte positiva della società. Su di me non c'è mai stata alcuna contestazione. Se qualcuno ritiene che essere nato a Casal di Principe è una colpa, faccia pure. Si proponga la modifica del codice penale introducendo il reato di "nascita casalese"». Be', onorevole, quattro pentiti la accusano di aver avuto rapporti con il clan e le parentele con alcuni boss. «Ma quali parentele! Io ho sette fratelli, uno si è fidanzato con una ragazza il cui fratello all'epoca aveva sette-otto anni. Dopo molti anni quest'ultimo è venuto fuori che era legato a un clan. Che colpa ne ho io? Di cosa devo rispondere?». E le dichiarazioni di Vassallo? «Lui ha detto di aver visto un imprenditore, Orsi, consegnarmi una busta con 50mila euro. Solo che all'epoca dei fatti c'era ancora la lira e lo stesso Orsi ha smentito tutto». Fini però è freddo. «Sì? A me non risulta. Ma ora pensiamo a vincere». E la Carfagna? Anche lei sarebbe perplessa sulla sua candidatura? «Con Mara ho un buon rapporto. È uno dei ministri più popolari del governo è chiaro che bisogna fare i conti anche con lei».