Tremonti e la svolta del posto fisso
Brunetta: soluzione del secolo scorso
È stato l'uomo delle «partite Iva». Dell'esaltazione del valore dell'autoimprenditorialità. E non ha esitato ad applicare l'ingegneria finanziaria ai conti pubblici. Ieri però il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, ha espresso in maniera netta il ritorno alla sua formazione economica originaria e cioè al pensiero socialista: «Solo il posto di lavoro fisso assicura la base sui cui organizzare il proprio progetto di vita e di famiglia». «Non credo che la mobilità di per sé sia un valore» ha specificato Tremonti che ha aggiunto nel suo intervento a un convegno della Banca Popolare di Milano: «La variabilità del posto di lavoro, l'incertezza, la mutabilità - ha aggiunto il ministro nel suo intervento a un convegno della Banca Popolare di Milano - per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no». Una piroetta ideologica che, resa palese ieri, in realtà parte da lontano. Senza arrivare agli ideali del socialismo riformista sposati nella sua giovinezza politica, già ad aprile del 2008 caduto il governo Prodi e alla fine della campagna elettorale Tremonti aveva esposto più o meno lo stesso concetto: «Difendo la logica del posto fisso. La nostra tradizione è questa. Non accetto un mondo dove la precarietà è segno di modernità». Insomma il cambiamento era allora in nuce. Ma già condensato nel suo manifesto ideologico racchiuso nel libro: «Paura e Speranza. Europa la crisi globale che si avvicina e la via per superarla» giusto in quei momenti uscito nelle librerie italiane. Allora lo tsumani finanziario era appena cominciato negli Stati Uniti e in pochi capivano cosa sarebbe accaduto in Europa. E allora le tesi di Tremonti sulla necessità di etica e di regole nell'economia suonavano ancora come meri esercizi intellettuali. Oggi le sue illuminazioni non sono più guardate con scetticismo. E per un motivo semplice. Nel frattempo a indicare la strada a un nuovo modello di economia è arrivata l'enciclica di Benedetto XVI «Caritas in Veritate». Una prosecuzione ideale e aggiornata della dottrina sociale della chiesa iniziata da Leone XIII nel 1891 con la Rerum Novarum e seguita dalla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II. Così il disegno che oggi ispira l'azione del ministro Tremonti trova un'ancora ideologica Oltretevere, un punto di riferimento che nella crisi dei valori della società moderna, può rappresentare una proponibile «terza via». Nulla accade per caso. I segnali di una saldatura tra la filosofia politica del ministro e il Vaticano sono ancora sottotraccia ma evidenti se considerati nel loro insieme. Non è un caso ad esempio che l'ispiratore dell'ultima enciclica papale sia stato un economista vicino al ministro dell'economia come Ettore Gotti Tedeschi, banchiere rappresentante in Italia dello spagnolo Santander e fresco di nomina alla presidenza di quell'Istituto per le Opere Religiose, lo Ior, la banca vaticana che dopo aver attraversato zone grigie nella sua gestione e aver fatto della riservatezza bandiera gestionale, promette con il passaggio di consegne di aprirsi all'esterno e fare della trasparenza lo strumento per adempiere la sua missione di sostegno economico al clero e alla comunità cattolica in senso lato. Lo stesso Gotti Tedeschi poi è da poco entrato nel cda della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Un pachiderma bancario pubblico che «dorme» su una massa di 100 miliardi di euro raccolti attraverso le Poste e utilizzati finora per assicurare mutui a tassi convenienti agli enti locali. Missione lodevole ma insufficiente. Ecco che ancora una volta le parole della dottrina sociale sono potenzialmente in grado di modificare la realtà. E Tremonti diventa braccio operativo di un progetto ambizioso: trasformare la Cdp nel serbatoio finanziario per l'economia reale. Quella snobbata da una certa finanza autoreferenziale. Ma costituita dalle piccole e medie imprese alla canna dell'ossigeno che chiedono fidi e che ottengono solo cortesi «no» allo sportello. Economia reale. Persone. Famiglie. Gente che vive del proprio lavoro. A questo segmento della società italiana guarda la Chiesa e Tremonti, in cuor suo, si candida a guidare l'azione politica per aiutarla. I sindacati sono già al suo fianco.