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Riello: così si frena lo slancio della ripresa

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«Leaffermazioni del ministro Tremonti mi lasciano perplesso. Tanto più che arrivano in un momento di grave congiuntura economica con le aziende che hanno bisogno di strumenti di flessibilità per rispondere a un mercato che cambia in continuazione». Alessandro Riello, amministratore delegato della Giordano Riello international, ammette di essere saltato sulla sedia quando ha letto le dichiarazioni del ministro dell'Economia. Tremonti sostiene che il posto fisso è la base della stabilità sociale, come dargli torto? «Ma io non voglio dargli torto. Dico solo che bisogna arrivare alla stabilità attraverso la formazione professionale e l'impegno. La flessibilità favorisce il processo di stabilizzazione del posto fisso. È uno sbaglio confonderla con il precariato. Parliamoci chiaro: come è possibile valutare la preparazione di un operaio avendo a disposizione solo una settimana, perchè tanto prevede il periodo di prova? La flessibilità è la strada che porta all'impiego a tempo indeterminato». La diffusione del precariato sta mettendo a dura prova la coesione sociale, lo deve ammettere. «Io posso portare l'esperienza del mio gruppo. L'80% degli impieghi a tempo determinato dopo 24 mesi sono stati trasformati in posti fissi. È assai improbabile che un'azienda dopo aver investito sulla formazione di un suo dipendente decida di liberarsene allo scadere del contratto. Non vorrei quindi che il ministro Tremonti che è stato innovativo su molti fronti ora decida di fare un passo indietro abbracciando il mito del posto fisso, portando la logica del lavoro pubblico nel privato. Ma come, non si era detto che occorreva trasferire nella pubblica amministrazione i criteri di meritocrazia e di selezione tipici dell'industria?». Quali conseguenze ci sarebbero nel mercato del lavoro se le dichiarazioni di Tremonti dovessero essere tradotte in norme di legge? «Sarebbe un passo indietro. Le aziende verrebbero ingessate e come prima reazione gli imprenditori agirebbero con maggiore cautela nelle assunzioni. Ne conseguirebbe un freno allo slancio della ripresa». Qualcuno poi potrebbe avere la tentazione di fare assunzioni in nero, o no? «Non arrivo a pensare che gli imprenditori reagirebbero con forme illegali di impiego. Dico solo che cesserebbe quel processo di modernizzazione del mercato del lavoro che abbiamo conquistato faticosamente. Le cause dell'instabilità sociale vanno cercate lì dove non sono rispettate le regole, dove c'è lo sfruttamento, in quelle aziende che usano i clandestini». Tremonti ha poi analizzato le diverse strutture di welfare elencando le criticità del modello statunitense, che ne pensa? «Nessuno vuole rinnegare il sistema del welfare europeo e italiano. Gli americani si tengano pure il loro. In Italia c'è un sistema di stato sociale avanzato. Sono garantiti gli strumenti di assistenza come la cassa integrazione e i supporti alla disoccupazione e la sanità è accessibile a tutti».

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