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Scajola: "Il Pd dica se vuole le riforme"

Scajola

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Il governo non si fa intimidire dagli attacchi della magistratura. Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, affida a "Il Tempo" un messaggio diretto a quanti intendono mettersi di traverso sulla strada delle riforme istituzionali a cominciare da quella della Giustizia. «Cercheremo le più ampie convergenze in Parlamento, ma non siamo disposti ad aspettare all'infinito» avverte Scajola e lancia l'idea di fissare una scadenza temporale, dopodiché «dovremmo procedere da soli salvo poi sottoporre al referendum le riforme». «Sulla giustizia non siamo disposti ad aspettare all'infinito. Cercheremo le più ampie convergenze possibili in Parlamento ma dovremmo anche fissare un termine dopodichè procedere da soli, salvo poi sottoporre la riforma al referendum come previsto dalla Costituzione». Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola è ben consapevole della delicatezza del tema giustizia ma proprio per questo è più che mai convinto che occorre agire con determinazione. Insomma barra dritta, dialogo con il centrosinistra se possibile, altrimenti avanti lo stesso. È questo il messaggio. La determinazione di Berlusconi ha già scatenato la sollevazione dell'Associazione dei magistrati che contro la riforma sono pronti anche a scioperare. Siete pronti ad andare fino in fondo? «Lo stato di agitazione annunciato dalla Anm al solo annuncio della riforma della giustizia assomiglia ad un atto di guerra preventiva. Spero che l'Associazione magistrati, che raggruppa la stragrande maggioranza di giudici e di pm che non sono politicizzati e non si sentono in guerra contro il governo, sappia tornare sui propri passi e attendere quanto meno di conoscere la bozza di riforma prima di esprimere un giudizio. E comunque è il Parlamento che fa le leggi che i giudici devono applicare. A ciascuno il suo compito». Avete messo in conto che la ricerca di una convergenza con l'opposizione può comportare un allungamento dei tempi? «Quando si tratta di riforme istituzionali, compresa quella della giustizia, la maggioranza ha il dovere di ricercare le più ampie convergenze in Parlamento, perché le regole del gioco devono esser possibilmente concordate fra tutti i giocatori. Questo non vuol dire attendere all'infinito. Penso che dovremmo stabilire un termine temporale alla ricerca di possibili convergenze e poi procedere anche da soli, salvo sottoporre le riforme costituzionali al referendum popolare come del resto prescrive l'articolo 138 della Costituzione». Non temete che una riforma approvata a colpi di maggioranza crei nuove tensioni? «Non vedo perché ci debbano essere tensioni se si agisce nell'ambito delle regole costituzionali con l'obiettivo di rendere più efficiente, veloce ed imparziale il sistema giudiziario. Il vasto consenso popolare è stato dato a Berlusconi per cambiare l'Italia». Ultimamente ci sono state delle frizioni tra Berlusconi e Fini. Il Pdl scricchiola? «Il Popolo della Libertà è Silvio Berlusconi. Si identifica in Berlusconi, senza Berlusconi non c'è più il Popolo della Libertà». Le minacce a Berlusconi, Fini e Bossi potrebbero provocare rischi per la loro vita? «Quando la dialettica politica degenera in insulti ed attacchi personali, c'è sempre il rischio che dalle parole forti si possa passare ad azioni sconsiderate da parte di minoranze facinorose. Tuttavia non mi pare che almeno per ora esistano rischi reali». Continuiamo sulle riforme. Pensate a qualcosa anche per la Rai? Il premier continua a lamentarsi per gli attacchi che vengono da alcune trasmissioni. «Prima di pensare a nuove riforme dobbiamo fare funzionare fino in fondo le regole che già esistono. È quello che abbiamo fatto chiedendo alla Rai di verificare se nella programmazione televisiva e soprattutto nelle trasmissioni di approfondimento siano stati sempre rispettati gli obblighi derivanti dal contratto di servizio sulla base del quale la Rai realizza il servizio pubblico e viene finanziata dal canone. Ricordo che il contratto di servizio obbliga la Rai ad una programmazione rispettosa dei valori e dei sentimenti del Paese, imparziale, pluralista e non faziosa». Altro tema caldo è quello delle elezioni Regionali. Il Veneto è diventato terreno infuocato, soprattutto per il governatore Galan. Come ne uscite? «Sono convinto che alla fine il presidente Berlusconi, dialogando con Bossi e con Galan troverà una soluzione soddisfacente per tutti». A che punto siete nel rapporto con l'Udc? Ci sono margini per un'alleanza, o ci avete rinunciato? «Siamo sempre stati disponibili a riprendere il rapporto con l'Udc che fa parte con noi della grande famiglia del partito popolare europeo. La coerenza imporrebbe un'alleanza organica in tutte le regioni. Accordi a macchia di leopardo in certe regioni con noi e in altre regioni con il Pd mi sembrerebbero un pasticcio. La parola adesso spetta a Casini e agli amici dell'Udc». Per lei si è aggiunto l'impegno di coordinatore del piano del Sud. Nella sua agenda c'è già una scaletta delle iniziative che prenderà? «Il presidente Berlusconi guiderà la Cabina di regia per il sud a Palazzo Chigi. Io sono stato incaricato di coordinare la predisposizione della bozza di piano per il sud che gli presenterò entro l'anno. Sentirò i colleghi ministri, le regioni, le categorie imprenditoriali e sindacali per redigere un piano straordinario che preveda l'accelerazione delle procedure e la concentrazione delle risorse disponibili agli interventi che possono fra crescere più rapidamente la competitività delle regioni meridionali. Dobbiamo rimuovere tutti gli ostacoli che hanno sinora impedito al Mezzogiorno di crescere, come le regioni del centro nord, a partire dalla criminalità organizzata». Quali saranno i prossimi passi per la Banca del Mezzogiorno? «I prossimi passi saranno l'approvazione in Parlamento del disegno di legge istitutivo della Banca per il Mezzogiorno, che fa parte integrante del piano per il Sud. Parallelamente selezioneremo le imprese e le organizzazioni che entreranno nel capitale della banca. Ho notato con piacere che c'è un'ampia disponibilità, da parte di imprenditori e di organizzazioni economiche come la Lega delle Cooperative che potrà affiancarsi alle banche di credito cooperativo. Sono convinto che la banca, che potrà emettere obbligazioni incentivate fiscalmente da distribuire tra i risparmiatori, potrà essere un valido strumento per aumentare le risorse private disponibili a sostenere gli investimenti produttivi nel Mezzogiorno». Il popolo della libertà è Silvio Berlusconi. Si identifica in Berlusconi, semnza Berlusocni non c'è più il Popolo della Libertà.

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